Ora Mosca minaccia l'escalation nucleare. "I sistemi in allerta"

L'annuncio arriva a ora di pranzo, nella prima domenica di guerra

Ora Mosca minaccia l'escalation nucleare. "I sistemi in allerta"

L'annuncio arriva a ora di pranzo, nella prima domenica di guerra. Vladimir Putin incontra il ministro della Difesa Serghei Shoigu e il capo di Stato maggiore Valeri Gerasimov e ordina loro di porre in «regime speciale di servizio da combattimento» le forze di deterrenza. Che includono anche una parte di armi nucleari. «I Paesi occidentali - dice lo Zar - non stanno solo intraprendendo azioni ostili contro il nostro Paese nella sfera economica, intendo quelle sanzioni di cui tutti sono ben consapevoli, ma anche gli alti funzionari dei principali Paesi della Nato fanno dichiarazioni aggressive contro il nostro Paese».

Le motivazioni farneticanti sono in linea con il comportamento paranoico e mistico di Putin, quindi angoscianti ma in qualche modo prevedibili. Quel che conta è che dopo questa mossa putiniana si può affermare che la minaccia dell'olocausto nucleare non è mai stata così incombente negli ultimi decenni, certamente nel terzo millennio. E l'escalation verbale dell'autocrate di San Pietroburgo spaventa ma soprattutto irrita il fronte occidentale. Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, parla chiaramente di «retorica aggressiva».

Nel pomeriggio si fa sentire anche il Pentagono, che esibisce un piglio tutt'altro che remissivo. Un funzionario del dipartimento della Difesa americano, la mette giù così: «Non solo è un passo non necessario ma è uno di escalation che può rendere le cose molto più pericolose. A ogni passo di questo conflitto Putin ha fabbricato minacce per giustificare le sue azioni aggressive». In molti pensano che l'irruenza putiniana nasconda il tentativo di fare pressioni in vista dei prossimi negoziati russo-ucraini. Quanto alla possibile risposta americana, il portavoce del Pentagono non si sbilancia, limitandosi a manifestare «fiducia nel fatto che possono difendersi e difendere gli alleati». Gli sforzi di Washington in questo momento sono più che altri concentrati sul comprendere che cosa «in termini tangibili» significhi l'annuncio del presidente russo.

Un indizio dell'escalation nucleare di Mosca si nasconde anche nel lancio di missili Iskander dal territorio dalla regione bileorussa di Mozyr verso l'Ucraina, rivelato con un video dal consigliere del ministro degli Interni ucraino, Anton Gerashchenko. Se così fosse, e ieri nessuno ha smentito la notizia, sarebbe una sorta di avvertimento nucleare, visto che secondo studiosi e commentatori militari britannici citati da Sky News Uk si tratta di armi che potrebbero essere caricate anche con testate atomiche. Nella dottrina militare russa non è insolito utilizzare armi convenzionali dotabili di testate nucleari come strumento di intimidazione. Secondo Deborah Haynes, esperta di sicurezza e difesa di Sky, da un lato un segno di aggressività e dall'altro uno di possibile disperazione di fronte alla resistenza più forte del previsto incontrata dalle forze russe in Ucraina.

La circostanza sottolinea anche il ruolo fatiodico nella faccenda della Bielorussia, la sterminata piattaforma bellica di Putin. Ieri Minsk ha garantito, per voce del suo presidente Aleksandar Lukashenko, che «dal suo territorio non arriveranno sull'Ucraina missili, caccia ed elicotteri». A riferirlo lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che con Lukashenko ieri ha avuto un colloquio telefonico. Rassicurazioni che non rassicurano, visto che il leader bielorusso si dice disposto ad accettare armi nucleari russe sul proprio territorio «se gli Stati Uniti o la Francia, che è anche una potenza nucleare, inviassero armi nucleari in Polonia o in Lituania vicino ai nostri confini». «Non ho armi del genere - precisa Lukashenko - ma dirò al presidente russo Vladimir Putin che mi piacerebbe riavere le armi nucleari che ho accettato di cedere senza alcuna precondizione».

Proprio ieri nel Paese si è svolto un referendum su un pacchetto prendere-o-lasciare di modifiche alla Costituzione, tra cui quella dell'articolo 18 che fino a ora ha garantito la neutralità nucleare del Paese dalla sua indipendenza dall'Unione Sovietica, nell'agosto 1991. Nel caso di un probabilissimo sì all'emendamento, sarebbe possibile a Mosca piazzare armi nucleari sul suolo bielorusso.

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