Londra. E adesso il Covid contagia anche la Brexit. O perlomeno è quello che il governo inglese tenta di far credere, annunciando che i controlli sulle merci importate dai Paesi dell'Unione Europea entreranno nella piena fase operativa forse nel luglio del prossimo anno per dar il tempo alle aziende colpite dal disastro del Covid, di riprendersi e aggiornarsi.
Secondo quel poco che si sa del nuovo piano i controlli sulle merci che entreranno in Gran Bretagna verranno avviati passando per tre fasi, per poi arrivare alla piena operatività la prossima estate, a prescindere che venga o no raggiunto un accordo. Bloccato com'è tra l'incubo e di una pandemia che non da tregua e il martello di una Brexit che ormai «s'ha da fare», ma non si sa come, il governo di Londra doveva pur inventarsi qualcosa. Dopo tre round di negoziazioni virtuali rivelatesi un fallimento e l'ultimo attacco durissimo del capo negoziatore europeo Michael Barnier, l'esecutivo è alle corde, ma non cede ancora alla tentazione - nonché unica ipotesi realistica - di chiedere una proroga del periodo di transizione. Il termine ultimo per richiederla è dietro l'angolo, ma il governo di Boris Johnson continua a voler mantenere invariato il calendario. Già senza l'epidemia sarebbe stata un'impresa, vista la lentezza e la complessità delle trattative.
Ma ora per tutti gli analisti, per l'opposizione e la controparte europea, si tratta di una chimera. Se non altro per il fatto che allo stato attuale, l'amministrazione non dispone delle risorse necessarie da impiegare in una campagna informativa ad hoc per spiegare ai cittadini e soprattutto alle aziende quali saranno le nuove regole da seguire in futuro. A lavorare sulla campagna infatti, dovrebbero essere le stesse persone ora impegnate sul fronte del lotta al contagio. A confermarlo è stato un rapporto confidenziale della commissione governativa che non è però mai stato reso pubblico. Impantanato nelle secche di una trattativa incapace di conciliare visioni nuovamente contrapposte, l'esecutivo ha quindi pensato bene di cavarsi d'impaccio con l'ennesimo voltafaccia e ha trasformato la pandemia nell'alibi per eccellenza.
I rappresentanti del Commercio e dell'Industria hanno accolto con soddisfazione la mossa governativa che i ministri hanno definito «un passo pragmatico che dimostra la flessibilità» della posizione britannica sulla questione. Per nulla accomodante l'Europa che, per tutta risposta, ha replicato: i controlli doganali alle frontiere sulle esportazioni britanniche diverranno operativi a gennaio del 20121 come previsto inizialmente.
«La posizione di Bruxelles è chiara - ha commentato ieri Katie Adler, direttore di BBC Europe - l'Unione Europea non considera la decisione del governo inglese una concessione dettata dal pragmatismo, ma piuttosto la mossa di un Paese che non è ancora per nulla pronto ad implementare il sistema tariffario e doganale secondo i tempi prestabiliti».
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