Si mette di traverso un'altra volta, lungo la strada di aiuti all'Ucraina. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán boccia la proposta di revisione del bilancio Ue presentata dalla Commissione europea, la definisce «insignificante» e chiude categorico: «Non è da discutere». Il premier di Budapest ha parlato dopo una videoconferenza con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in vista del vertice di domani e dopodomani. «Bruxelles vorrebbe concedere un totale di 50 miliardi di euro in aiuti all'Ucraina, mentre l'utilizzo dei fondi dell'Ue inviati al Paese dallo scoppio della guerra rimane poco chiaro», ha criticato Orbán, secondo il suo portavoce, Zoltan Kovacs. «Richiede inoltre contributi aggiuntivi da parte degli Stati membri per coprire il deficit di bilancio causato dall'aumento dei tassi di interesse, pur continuando a trattenere il denaro dovuto all'Ungheria e alla Polonia. Invece di fermare l'immigrazione illegale - ha aggiunto il premier ungherese - Bruxelles punta a spendere miliardi per sostenere il flusso di migranti illegali in Europa. E aumenterebbe ulteriormente la burocrazia dell'Ue».
In un'intervista alla Bild, Orbán ha commentato i recenti sviluppi in Russia e la sfida di Prigozhin affermando che anche se la Russia è un paese molto stabile e «naturalmente» Putin sarà ancora presidente nel 2024, la rivolta di Prigozhin «se può accadere, è un chiaro segno di debolezza». Ma - ed ecco il finale pro-Putin - visto che l'attacco è stato respinto e risolto in 24 ore, «è un segno di forza» di Mosca. Orban ha anche dichiarato di volere un cessate il fuoco e che Washington apra negoziati con i russi.
Una vittoria sul campo dell'Ucraina, per riconquistare tutti i suoi territori dalla Russia, per il leader ungherese è impossibile: «Gli ucraini finiranno i soldati prima dei russi e questo sarà il fattore decisivo», quindi «ciò che conta davvero è quello che vogliono fare gli americani. L'Ucraina non è più un Paese sovrano. Non hanno soldi. Non hanno armi. Possono combattere solo perché noi occidentali li sosteniamo. Quindi se gli americani decidono di volere la pace, ci sarà la pace».
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