Gli orrori della brigata Wagner. "Carne da macello in prima linea"

Più passa il tempo, più tra le pieghe del conflitto emergono dettagli legati alla brigata di mercenari Wagne

Gli orrori della brigata Wagner. "Carne da macello in prima linea"

Più passa il tempo, più tra le pieghe del conflitto emergono dettagli legati alla brigata di mercenari Wagner. E sono sempre particolari macabri e tragici che aggiungono vergogna ad un'operazione militare già inaccettabile. Dopo le rivelazioni del disertore riuscito a fuggire in Norvegia, adesso arrivano le parole di due ex mercenari catturati dall'esercito ucraino che raccontano come funziona la più temuta e cruenta brigata russa. «Il capo del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin è arrivato alla prigione in elicottero tra agosto e settembre. Avevo ancora 10 anni di carcere da scontare per omicidio colposo. Ho pensato che sei mesi a combattere in Ucraina fossero meglio dei 10 anni che avrei dovuto passare in prigione», racconta uno dei soldati, confermando gli arruolamenti di criminali nelle carceri.

Agghiaccianti i dettagli di alcune operazioni: «Eravamo in 90. Sessanta sono morti in un primo assalto, uccisi dai colpi di mortaio. Alcuni sono rimasti feriti ma non si poteva prestare soccorso. Se un gruppo non ha successo, ne viene inviato subito un altro. Le vittime si accumulavano a decine. Se venivi ferito, dovevi allontanarti da solo, in ogni modo possibile, in un luogo neutrale e se non c'era nessuno in giro, prestarti da solo i primi soccorsi». Altri dettagli arrivano dall'ex compagno di armi che racconta di un'operazione al confine tra Lugansk e Donetsk: «Su 10 ragazzi, sette sono stati uccisi immediatamente. Sono stato lì per cinque giorni, con persone che morivano accanto a me, pregando Dio, chiedendo acqua. Non c'era nessuna emozione, solo un'ondata dopo l'altra».

Secondo le stime dei servizi segreti occidentali, nelle carceri russe sono stati reclutati tra i 40mila e i 50mila uomini, usati poi come carne da macello per le operazioni più a rischio in prima linea. Senza nessuna pietà e senza nessuna considerazione della loro vita, al punto che disobbedire agli ordini dei comandanti comportava conseguenze letali. «Un uomo era davvero spaventato, era il suo primo assalto - Racconta uno degli ex soldati - Abbiamo ricevuto l'ordine di correre avanti ma lui si è nascosto sotto un albero e si è rifiutato di andare avanti.

Il fatto è stato segnalato al comando, è stato portato a 50 metri dalla base ed è stato messo a scavare la propria fossa prima di essere ucciso». Lo stesso racconto era stato fatto da Andrei Medvedev, secondo cui le esecuzioni sommarie di chi contestava gli ordini erano all'ordine del giorno.

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