È bastato un breve ricovero al Policlinico Gemelli, nel luglio del 2021, per riaprire il tema delle dimissioni papali. Qualcuno, insomma, sperava che visti i problemi di salute (diverticoli prima e gonalgia alla gamba destra dopo), Papa Francesco seguisse la strada di Benedetto XVI, rinunciando al pontificato. Cene, incontri segretissimi, riunioni tra cardinali per parlare del futuro conclave e di possibili candidati hanno movimentato la vita della Curia Romana per diversi mesi, finché Francesco ha iniziato a parlarne pubblicamente, chiarendo che non ha alcuna intenzione di dimettersi, finché le forze gli consentiranno di continuare a guidare con lucidità la barca di Pietro. Il futuro della Chiesa avrà dunque ancora il volto di Jorge Mario Bergoglio, il papa «della fine del mondo» che festeggia oggi i dieci anni di pontificato.
Numerosi cardinali e vescovi pensavano che non avrebbe retto, che avrebbe lasciato a causa degli attacchi e delle polemiche ma, da buon gesuita «testardo», Francesco ha continuato a seguire la sua strada, ignorando tutti i veleni che gli son piovuti addosso. Ma soprattutto ha ancora in programma tanto lavoro da fare: le sfide per i prossimi anni non mancano, i progetti sulla sua scrivania sono numerosi. Al primo punto la sinodalità nella Chiesa: un obiettivo che Francesco vuol raggiungere insistendo sulla necessità per le diocesi grandi e piccole di promuovere percorsi sinodali di fronte a parrocchie sempre più in crisi, dando ascolto e spazio ai fedeli. Il cardinale maltese Mario Grech è l'uomo a cui il Papa ha affidato il coordinamento di questo processo fondamentale: dopo le fasi diocesane e continentali si terranno due sessioni in Vaticano nel 2023 e nel 2024, presiedute dal Papa. C'è poi il grande Giubileo del 2025, dal tema «Pellegrini di speranza», la cui organizzazione Francesco ha affidato a monsignor Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione. Il Pontefice ha chiesto che i due anni precedenti il Giubileo siano dedicati uno, il 2023, alla rivisitazione dei temi fondamentali delle quattro Costituzioni del Concilio Vaticano II e il secondo, il 2024, alla preghiera, perché i pellegrini possano essere preparati ad attraversare la Porta Santa della Basilica di San Pietro.
Nell'agenda del Papa non mancano nemmeno i viaggi all'estero: ha già annunciato per il prossimo aprile una nuova visita in Ungheria, dove la fede cristiana vive una primavera soprattutto tra i giovani. E poi un viaggio-lampo a Marsiglia, uno in Mongolia, a Lisbona il prossimo agosto per la Giornata Mondiale della Gioventù e poi in programma per il 2024 una visita in India. Se le condizioni lo permetteranno Francesco vorrebbe raggiungere anche il Libano, senza dimenticare l'Indonesia e la Papua Nuova Guinea che avrebbe dovuto visitare nel 2020 se la pandemia non lo avesse bloccato. Non è in agenda una visita in Ucraina finché Bergoglio non avrà il via libera da Putin per poter raggiungere Mosca, ma il lavoro della diplomazia della Santa Sede continua sottotraccia per aprire qualche nuovo spiraglio di pace. E finché non ci saranno risultati positivi, Papa Francesco continuerà a lanciare appelli e a tentare una mediazione, con l'aiuto di qualche leader mondiale.
«Siamo entrati in una nuova fase del Pontificato», ha spiegato in più occasioni il cardinale honduregno Oscar Maradiaga: in effetti Francesco ha previsto anche un'ulteriore revisione del codice di diritto canonico dopo l'entrata in vigore della nuova Costituzione Apostolica.
Nessuna novità in vista, invece, su questioni teologiche o di diritto ecclesiastico: «Non sono ancora pronto a rivedere il celibato sacerdotale», ha detto il Papa in una intervista a un sito argentino, «è una questione di disciplina che oggi c'è e domani può non esserci».
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