Il Papa è a Cuba, ma teme le «trappole» dei media Usa

Oggi primo assaggio di folla nell'isola castrista. Un esperto inviato dal Vaticano sta preparando il terreno negli Stati Uniti: troppi vogliono strumentalizzare Francesco

Un americano per preparare gli americani all'arrivo del Papa. Dopo i sondaggi che parlano di un calo di popolarità di Bergoglio negli Stati Uniti e dopo le polemiche post-enciclica «green», i più stretti collaboratori del Pontefice adesso giocano la carta della comunicazione per spiegare al popolo americano il senso del viaggio di Francesco in Nord America.

E così, mentre il Papa ieri sera è atterrato a L'Avana, Cuba, per la prima tappa del suo decimo viaggio internazionale, da qualche giorno un uomo della Segreteria di Stato è partito per gli Usa per «battere» il maggior numero di tv e media a stelle e strisce, col compito di presentare al meglio l'arrivo del Papa, previsto il prossimo 22 settembre. Il prescelto è Greg Burke, laico, numerario dell'Opus Dei e dal 2013 Advisor per la comunicazione della Segreteria di Stato. Prima di esser chiamato in Vaticano, Burke, aveva lavorato prima al settimanale Time e poi per la rete televisiva Fox News ; il 55enne di Saint Louis (Missouri) conosce bene la realtà dei media americani e i gusti del pubblico a stelle e strisce, e proprio a quest'ultimo, Burke, si sta rivolgendo in questi giorni, nonostante nei sacri palazzi tutti son certi che la tappa americana di Francesco, tra Washington, New York e Philadelphia, sarà un successo. Prima della partenza di Burke, due grossi network come la ABC e la CNN erano stati scelti dal Vaticano per trasmettere in esclusiva i videomessaggi che Francesco ha rivolto alla nazione in attesa del viaggio e non è un caso che il settimanale Time in edicola questa settimana (dopo la provocatoria copertina di Newsweek ) abbia dedicato anche la sua cover a Papa Francesco, titolando: The new Roman Empire , il nuovo romano impero, ponendo l'attenzione sul ruolo sempre più influente che il Vaticano sta avendo nella diplomazia.

«Da Cuba ai cambiamenti climatici», scrive il Time , «Papa Francesco ha rivitalizzato il ruolo del Vaticano nella diplomazia globale. Adesso sta portando la sua agenda attivista negli Stati Uniti». La speranza degli organizzatori del viaggio è però che non ci siano brutte soprese dell'ultimo momento, anche se è già noto che alla cerimonia con cui il Papa sarà accolto dal Presidente Barack Obama alla Casa Bianca, lo ha rivelato il Wall Street Journal , tra i 15.000 invitati ci saranno anche degli attivisti transgender , un vescovo anglicano gay e una suora ribelle, che critica la Chiesa sul tema dell'aborto e dell'eutanasia. Una presenza che secondo il WSJ «preoccuperebbe il Vaticano» per la possibilità che fotografie scattate in quell'occasione possano esser utilizzate per presentare una posizione diversa del Papa e della Santa Sede da quella reale su dei temi così delicati.

Ma da quanto risulta a Il Giornale , il Papa, in realtà, non sarebbe affatto preoccupato della presenza di queste persone alla cerimonia: va ricordato infatti che lo scorso gennaio Bergoglio aveva ricevuto in Vaticano un transessuale 48enne spagnolo insieme alla moglie. Il transgender (che da donna è diventato uomo) aveva scritto una lettera a Francesco in cui diceva di sentirsi emarginato dalla Chiesa dopo aver cambiato sesso; Bergoglio lo aveva quindi chiamato due volte al telefono per poi riceverlo a Santa Marta.

Una lettera al Papa l'ha scritta anche il vescovo anglicano gay che sarà presente alla cerimonia alla Casa Bianca: «Qualcosa mi dice che Lei non si offenderà se io sarò tra una folla di 10mila persone raccolte per accoglierla in America, con rispetto e sincero affetto», ha scritto Gene Robinson, omosessuale a capo della Diocesi episcopale del New Hampshire , «Sulla base della sua famosa e dimostrata compassione, credo che non sarà offeso da un vescovo gay ed una suora ribelle in mezzo ad una folla di 10mila ammiratori».

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