Parenzo: "Putin? Un despota". Fusaro: "La guerra? Colpa della Nato"

Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo interpellato il filosofo Diego Fusaro e il giornalista David Parenzo sulla guerra in Ucraina e sulla figura di Putin

Parenzo: "Putin? Un despota". Fusaro: "La guerra? Colpa della Nato"

La guerra in Ucraina infiamma gli animi anche in Italia tra i sostenitori di Kiev e i fan del presidente Vladimir Putin. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo interpellato il filosofo Diego Fusaro e il giornalista David Parenzo.

Nella crisi ucraina, quali sono le colpe della Russia e quali dell'Occidente?

Fusaro: "Le colpe dell'Occidente sono enormi. Dal 1989 ad oggi gli Stati Uniti d'America con il loro braccio armato, la Nato, e con le loro colonie, tra cui l'Italia, hanno gradualmente rioccupato gli spazi post-sovietici in forma imperialistica. Con Gorbaciov ed Eltsin sembrava che tutto potesse filare liscio, ma Putin dice di no. È come se, all'immagine di Obama che dice 'Yes, we can', Putin avesse replicato 'No, you can't' e perciò il presidente russo è tanto avversato dal discorso unico geo-politicamente corretto e filo-atlantista. La Russia di Putin è uno Stato che non si piega alla globalizzazione americanocentrica e che non accetta l'invasione graduale degli spazi ex sovietici con la Nato come sta accadendo in Ucraina e com'è già avvenuto in Georgia. Perché mai dovrebbe accettare l'atlantizzazione dei propri spazi e la Nato ai propri confini? Questa è la colpa dell'Occidente: l'hybris, la tracotanza, e il non aver rispettato i limiti e gli accordi secondo cui la Nato non doveva espandersi verso Oriente. Basta guardare le cartine, per vedere che dagli anni '90 a oggi la Russia non si è espansa, mentre la Nato si è sempre più avvicinata a Mosca. Questa è la colpa gravissima dell'Occidente americanocentrico".

Parenzo: "Le colpe di Putin mi paiono abbastanza evidenti: aver aggredito un Paese sovrano, indipendente e, soprattutto, democratico. L'unica colpa che ha l'Ucraina, tra tutti i Paesi che si sono staccati dall'Unione Sovietica, è quella di aver costruito una società civile e di avere davvero un'esperienza democratica reale rispetto ad altri Paesi vicini alla Russia e che, pur indipendenti, sono rimasti attaccati alla mammella putiniana. Ed è per questo che l'Ucraina fa paura. Per quanto riguarda l'Occidente, personalmente, io non sono fra quelli che dà addosso all'elitè globale. Forse una colpa è quella di non aver capito subito il reale pericolo di aggressione dell'Ucraina e non aver mandato per tempo aiuti economici e, soprattutto, infrastrutture militari".

L'Occidente dovrebbe rispondere militarmente alla Russia?

Fusaro:"Spero francamente che non accada. A tal riguardo, spero che l'Italia non entri assolutamente in guerra. Del resto, lo dice anche la nostra Costituzione. Ritengo, anzi, che l'Italia dovrebbe uscire quanto prima possibile dalla Nato dato che dal 1989 non serve più a combattere il comunismo sovietico, ma ad altre due cose: gestire e favorire l'imperialismo made Usa e a impedire ai popoli d'Europa ad essere liberi e sovrani. La Nato, infatti, con le basi americane statunitensi in Europa (solo in Italia ne abbiamo più di 100) serve a mantenere l'Europa colonia degli Stati Uniti. Spero davvero che non ci sia una nuova guerra e che l'Italia sappia uscire dall'Ue e dalla Nato dato che la Nato è un vile strumento di aggressione imperialistica".

Parenzo: "Dovrebbe, ma non può. Purtroppo l'Ucraina non era nella Nato e, quindi, l'opzione militare è stata esclusa fin dall'inizio. Mi sembra un segnale davvero importante che si arrivi al blocco dei conti degli oligarchi e di tutte le transazioni economiche che riguardano le banche russe. Non si è sul terreno di guerra con gli stivali, ma si interviene pesantemente sul piano economico pagando anche un prezzo perché l'Occidente, con le sanzioni, pagherà un prezzo caro. Ma è giusto così. È giusto che le autarchia vengano isolate anche con il soft-power. Penso alla decisione dell'Uefa di non giocare la partita a San Pietroburgo oppure alla richiesta avanzata dal sindaco Sala al direttore d'orchestra, amico di Putin, di prendere le distanze dal dittatore. Sembrano strumenti apparentemente deboli, ma messi tutti insieme possono aiutare a isolare sulla scena globale Putin. Bisogna, come ha detto Biden, renderlo il 'paria' del mondo, uno con cui non si possono avere rapporti".

Cosa rappresenta per lei Putin?

Fusaro: "Vladimir Putin, per me, rappresenta l'eroica resistenza all'imperialismo statutinense, la capacità di uno stato sovrano nazionale di resistere e di non lasciarsi piegare. Putin, poi, rappresenta anche l'importanza di aver riscoperto le identità e la sovranità nazionale come baluardo di resistenza all'imperialismo. Insomma, Putin può rappresentare la possibilità di un mondo multipolare, ossia di un mondo sottratto all'atlantizzazione integrale, detta globalizzazione. Per questo bisogna sperare in un mondo multipolare ove vi siano anche Cuba, la Russia, la Cina, l'Iran, la Siria, tutti gli Stati non allineati che auspicabilmente potranno creare un polo alternativo a quello Occidentale-capitalistico. È importante che oggi Putin abbia ricostruito in parte una situazione pre-1989 con blocchi diversi in nome del mutipolarismo. Lo diceva già Kant: meglio Stati nazionali, anche in tensione fra loro, rispetto al precipitare del mondo sotto una monarchia universale, ossia (oggi) gli Stati Uniti d'America".

Parenzo: "Putin è un autocrate, un despota che incarcera i dissidenti politici e che avvelena i nemici in giro per il mondo. Questo spiega anche la presa di posizione durissima di Boris Jhonson che ha avuto sul suo territorio questa guerra di spie con Mosca. Putin è un signore che, in questi 22 anni di potere assoluto, anziché modernizzare la Russia e portarla in un'ottica di Stato liberaldemocratica, si è messo a fare una corsa agli armamenti. In questi anni ha potenziato la parte bellica piuttosto che la crescita della società civile. La Russia è un Paese che si fonda ancora tanto sul potere del gas e degli oligarchi. Questa operazione militare dimostra perfettamente che lui ha lavorato per questo".

Dal punto di vista energetico ed economico quanto danneggerà noi occidentali questa guerra?

Fusaro: "Non sappiamo quali saranno le evoluzioni di quanto sta accadendo in Ucraina. Sappiamo fin da ora, però, che i veri perdenti sono i Paesi dell'Unione europea i quali si trovano a fare delle sanzioni alla Russia su volontà di Washington. Sanzioni che vanno a nocumento del sanzionante e non del sanzionato. Questo è quel che paghiamo in quanto sudditi della Nato: nella peggiore delle ipotesi dover fare una guerra o comunque fare sanzioni alla Russia contro il nostro interesse. La Russia, sarebbe il partner ideale e, invece, ogni volta, Washington impone all'Europa di staccarsi da Mosca per essere asserviti alla Nato e all'America. L'Europa, quindi, paga il peso più alto. Per questo, più che mai, bisogna liberarsi dal giogo della Nato, rivendicare la propria sovranità e aprirsi all'euro-asiatismo e cioè alla Russia e alla Cina, in funzione anti-atlantista".

Parenzo: "L'Occidente in questi vent'anni avrebbe dovuto dare un'accelerata sull'indipendenza energetica. Ma su questo c'è un aspetto positivo. Noi e la Germania dipendiamo molto dalla Russia e, quindi, questa vicenda accelererà l'Ue dal punto di vista delle politiche energetiche. Ora ci si è reso conto che dipendere da un dittatore è molto pericoloso. Detto questo, è chiaro che una guerra ci danneggia dato che in Russia ci sono 660 imprese italiane e non solo. Non dimentichiamoci, però, che mentre noi possiamo soffrire dal punto di vista economico in queste ore, in Ucraina, ci sono persone che sono sotto le bombe. Dobbiamo tenere gli occhi sull'Ucraina. Il principio generale è che stare dalla parte delle democrazie non ci conviene per un fatto etico, ma politico. Tanto più si espande la democrazia tanto più si avrà un capitalismo democratico e non degli autocrati. A noi conviene che le democrazie siano la maggioranza perché con le dittature non ci parli, ci fai la guerra".

Che cosa pensa del presidente Zelensky?

Fusaro: "Zelensky nasce come comico e comico è rimasto, non un politico. Fin dal 2014, quando ci fu il colpo di Stato para-nazista volto a portare l'Ucraina verso l'Unione Europea e la Nato, con il pieno sostegno dell'America e di Bruxelles che appoggiarono forze dichiaramente naziste, Zelensky abbracciò quella visione delle cose. In sostanza, Zelensky sta sacrificando il suo popolo come uno scudo umano per gli interssi della Nato e della globalizzazione americanocentrica. Se davvero avesse a cuore il suo popolo eviterebbe di svendere l'Ucraina alla Nato e, invece, lo fa in nome di ragioni superiori legate alla geopolitica. Poi, come ha detto bene Putin, vi sono bande naziste all'interno dell'Ucraina, appoggiate dal governo statunitense e dall'Unione Europea. Di questo i nostri giornali non parlano perché fanno finta di non sapere. La realtà dei fatti è che l'Ucraina, con l'appoggio di forze para-naziste sta cercando di spostarsi verso l'Occidente, la Nato e verso l'ordine mondiale americanocentrico. In conclusione, bisogna essere contro ogni guerra, ma soprattutto bisogna essere contro le condizioni che portano alla guerra. In questo caso si tratta dell'ignobile espansione dell'Occidente verso Oriente in funzione anti-russa. L'obiettivo ultimo è distruggere la Russia per farne una colonia americana. La Russia non può accettare questo e Putin lo ha dimostrato ampiamente. Dobbiamo sperare in un mondo multipolare che non sia semplicemente il mondo della monarchia del dollaro".

Parenzo: "Zelensky, in questa fase, sta dimostrando tutta la sua credibilità. Qualcuno lo aveva preso in giro dicendo che era una specie di Beppe Grillo ucraino. In realtà, sta dimostrando di essere una persona che magari non è riuscita a combattere la corruzione endemica nel suo Paese, però si è costruito una grande credibilità internazionale.

È un premier giovane che sta dimostrando tutto il suo valore: non è fuggito all'estero per fare un governo ombra. No, è lì a combattere sul campo. Aveva attivato l'ingresso dell'Ucraina per il 2030 e, quindi, non si può dire semplicemente che era un comico. Senza citare Grillo, ricordo che anche Reagan era un attore".

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