Roma - «Se vince il No per coerenza Renzi dovrebbe dimettersi». Non ha dubbi Stefano Parisi, che ieri sera, ospite di Bruno Vespa su Raiuno, si è confrontato con il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi a Porta a Porta, sul tema della riforma costituzionale. Provocato dal ministro sulle sue richieste di cambiamento non votate in passato da Forza Italia il manager ha risposto lapidario : «Forza Italia non è il mio partito». «È stato lo stesso Matteo Renzi a caricare il voto di significato politico», ha osservato Parisi. Una personalizzazione che dunque rende le dimissioni del premier «inevitabili» in caso di vittoria del «No». Il premier è anche responsabile di aver creato «un clima ansiogeno» nel Paese. «Dire che bisogna votare Sì perché altrimenti si alza lo spread è una cosa gravissima - ha detto Parisi - In Italia se vince il No non ci sarà una crisi di sfiducia e Renzi deve chiarire questo tema, che si sta trasformando in un boomerang contro di noi». Sono molte le ragioni per bocciare la riforma nel merito e pure nel metodo secondo il promotore di Energie per l'Italia.
«Abbiamo bisogno di un governo più forte e stabile ma questa riforma non enfatizza i poteri del premier - ha sostenuto Parisi - Poteri che invece Renzi ha tentato subdolamente di rafforzare con la legge elettorale». Con questa riforma per Parisi non verrebbero superate le attuali criticità del sistema perché da un lato resterebbe «il potere esclusivo del governo su tante materie» e «poi le stesse materie verrebbero trattate a livello regionale». Meglio sarebbe dunque «eliminare il Senato» perché si rischia lo stallo istituzionale. «Credo che questo bicameralismo non sia efficiente come poteva essere e genererà un contenzioso infinito», è la critica di Parisi che ha proseguito bocciando anche il metodo perché «il quesito referendario del 2006 indicava solo il numero del disegno di legge. Qui ci sono frasi che inducono a votare Sì». Sarebbe stato più opportuno «un quesito più asettico».
Alle critiche di Parisi il ministro Boschi ha replicato mostrando di nutrire una completa fiducia nella vittoria dei «Sì».
La sconfitta non viene presa in considerazione. «Appena entrerà in vigore la Costituzione faremo subito la legge elettorale per il Senato», ha detto confermando la disponibilità a cambiare l'Italicum purché si trovi «l'accordo in Parlamento».
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