Sarà una Pasqua non di resurrezione per il turismo, questo è già chiaro. Gli unici movimenti possibili nei giorni festivi, secondo le faq del governo, sono quelli in direzione delle seconde case. Ma molte regioni vogliono scongiurare che l'«esodino» dei proprietari contribuisca a redistribuire i contagi. E le regioni si muovono in ordine sparso, tra timori sanitari, voglia di smuovere almeno un po' l'economia e rischi di ricorsi.
La regione che si è posta come modello è la Sardegna, tuttora la regione meno «covidizzata» d'Italia, anche se in grave ritardo sui vaccini. Mercoledì sera un po' a sorpresa il governatore Christian Solinas ha firmato un'ordinanza per vietare l'arrivo nelle seconde case se non per motivi di lavoro, salute e necessità, con l'unica eccezione di vaccinati. Un divieto arrivato dopo che l'iniziale favore della maggioranza di centrodestra a una prudente apertura si è scontrata con una forte spinta popolare, animata anche da una petizione online. In testa di tutti i sardi che vivono in zone a vocazione turistica ci sono le cene della scorsa estate, le feste nelle discoteche, le spiagge affollate, che condannarono la Sardegna a un picco di contagi tra fine agosto e settembre. C'è anche il timore che il pur munito esercito di controllori (800 uomini del corpo forestale e 5500 uomini fra polizia locale e barracelli, i membri della polizia rurale) non riuscirebbe a gestire un'invasione di aspiranti vacanzieri. «Questa è una battaglia comune, da vincere insieme. I controlli non sono una caccia allo straniero», spiega Solinas, che ambisce a fare dell'isola una sorta di laboratorio nazionale.
Del resto meglio essere lungimiranti, come suggerisce Alberto Bertolotti, presidente del Sindacato italiano balneari Sardegna: «Bisogna puntare alla stagione estiva e non alla Pasqua. Addirittura avrei auspicato una restrizione ancora più severa. Non sarà la Pasqua 2021 anche se siamo in zona bianca a rimettere a posto i conti economici delle nostre aziende. Quindi è bene che si faccia un piccolo sacrificio e si stringano ancora i denti, visto che abbiamo fatto così tanto per mantenere un livello di Rt bassissimo e per mantenere la regione bianca».
La Sardegna non è sola. Anche Valle d'Aosta, provincia autonoma di Bolzano e Campania hanno emesso ordinanze per limitare la libertà di movimento. In Val d'Aosta il presidente Erik Lavevaz ha vietato ogni spostamento in entrata e in uscita dai confini della regione, anche per raggiungere le seconde case salvo casi di «comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute». In Alto Adige, che da lunedì sarà in arancione dopo il lockdown duro iniziato l'8 febbraio scorso, i residenti di regioni in zona rossa o arancione rafforzata non potranno raggiungere la loro seconda casa, mentre gli altoatesini potranno farlo. «Sarebbe difficile spiegare a chi non può uscire dal proprio comune - spiega il governatore Arno Kompatscher - che si consente a chi vive in altre regioni di fare le vacanze nella seconda casa». In Campania il governatore Vincenzo De Luca ha deciso che fino al 5 aprile sono vietati gli spostamenti «dal comune di residenza, domicilio e dimora abituale sul territorio della Campania verso la seconda casa in ambito regionale, salvo che per comprovati motivi di necessità urgenza» e comunque solo per il tempo «strettamente indispensabile».
Possibile che a queste regioni se ne aggiungano altre. La Toscana per ora si limita a un appello «al senso di responsabilità», la Sicilia continua a puntare sull'obbligo del tampone per tutti quelli che raggiungono l'isola.
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