Il pasticcio Lombardia finisce davanti al giudice. Fontana: "Io tranquillo"

Sala duro: "Fuori i numeri". Il governatore: "Sono pubblici". E sostiene i commercianti

Il pasticcio Lombardia finisce davanti al giudice. Fontana: "Io tranquillo"

Sembra destinato a finire in tribunale il pasticcio alla lombarda dei numeri sbagliati che hanno condannato la Regione più importante, popolosa e ricca d'Italia a una settimana di castigo ingiustificato: zona arancione ripristinata ieri dopo sette giorni di cartellino rosso, con danni economici non indifferenti per molti commercianti costretti a maggiori vincoli.

Né Palazzo Lombardia né l'Istituto Superiore della Sanità sembrano disposti a cedere. Ognuno rimanda la palla sul campo dell'«avversario». E alla fine saranno i giudici, sollecitati dalla Lombardia con un ricorso al Tar, a districare la vicenda. Ieri il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha solo parzialmente «scagionato» Roma: «A me la polemica lascia indifferente - dice a Dentro i fatti, Tgcom24 - Non mi diverto a dire è colpa dell'Iss, è colpa del ministero, è colpa della Regione Lombardia. Probabilmente non è colpa di nessuno». Ma il ramoscello d'ulivo finisce presto in soffitta: «Lasciamo che la magistratura accerti come si sono svolti i fatti e individui se ci sono delle responsabilità. Io sono tranquillo: noi abbiamo sempre mandato i dati in maniera corretta e trasparente».

Ecco, i dati. Quale sia il busillis lo abbiamo spiegato già ieri: i contagiati che avrebbero potuto essere considerati guariti dopo l'isolamento da 10 a 21 giorni anche senza tampone, finivano nei documenti inviati da Milano a Roma per essere considerati ancora infetti a causa della mancata compilazione del campo che avrebbe dovuto segnalare il loro stato clinico. Così i numeri lombardi sui contagi per un bel po' di tempo sono stati sovradimensionati. Per Silvio Brusaferro, presidente dell'Iss, la colpa è tutta del Pirellone: «Sono stati loro a contattarci per chiedere di fare approfondimenti su alcuni indicatori. La Regione Lombardia il giorno 20 ha poi caricato i suoi dati sul database dell'Istituto come ogni mercoledì». Ma per Fontana l'onere della prova è invertito. «Il governo, dopo che abbiamo fatto ricorso al Tar e segnalato anomalie sull'algoritmo dell'Iss che calcola l'Rt, ci hanno chiesto di integrare i dati già inviati e non modificati con ulteriori specifiche che non fanno parte delle richieste standard». Non solo Fontana non si accolla colpe, ma si prende anche il padre di tutti i meriti. Quello di aver lancianto l'allarme in seguito ai controlli del neoassessore al Welfare, Letizia Moratti, che hanno evidenziato una anomalia, un bug, che «nessuno a Roma ha evidenziato».

Nella polemica, sempre più politica, si inserisce - non richiesto - anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che in un post su Facebook accusa la giunta di centrodestra: «Una sola regione sostiene che l'algoritmo di compilazione ha una falla mentre per tutte le altre Regioni ha sempre funzionato senza problemi. Possibile che ci abbia visto giusto solo la nostra Regione? La cosa più semplice per chiudere la questione è che la Regione Lombardia faccia vedere i dati». Risposta a stretto giro di Fontana: «I dati di Regione Lombardia sono pubblici e il sindaco Beppe Sala lo sa benissimo». Ma anche il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia attacca il Pirellone: «Le soglie Rt che fanno scattare le zone non sono state decise dal ministro Speranza da solo in una stanza buia, ma approvate all'unanimità dallo Stato e dalle regioni». Compresa la Lombardia.

Resta il fatto che la settimana di rosso ingiustificato è costato caro a molti

commercianti. Che annunciano una class action per avere risarcimenti per l'ingiusta «prigionia». Si parla di 200 milioni per la sola Milano. «Credo che sia un'azione doverosa, anzi la sosterrò sicuramente», dice Fontana.

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