Negli ultimi giorni, dopo la decisione dei repubblicani Usa di bloccare in Senato il pacchetto di aiuti militari per l'Ucraina, sta tornando a far capolino sui principali quotidiani italiani il tema del sostegno a Kiev, dopo che, tanti convinti sostenitori di Zelensky della prima ora, a distanza di quasi due anni dallo scoppio del conflitto, sembrano aver cambiato opinione. Tra questi spicca il Partito Democratico, come ha segnalato Paolo Mieli sulla prima pagina del Corriere della Sera in edicola ieri. A colpire, in senso inverso, è, però, un editoriale che sabato mattina è comparso in prima pagina su Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani. Un lungo articolo a firma di Andrea Lavazza, da venticinque anni caporedattore del giornale. L'editorialista, dallo scoppio del conflitto ha tenuto accesi i riflettori sulla guerra in Ucraina, denunciando, articolo dopo articolo, le violenze sulla popolazione. Lavazza, questa volta, critica, senza troppi giri di parole, la stanchezza dell'Occidente nei confronti della questione ucraina, che si traduce in una riduzione del sostegno a Kiev da tutti i punti di vista: militare, economico e politico. Risultato? «Darla vinta a Putin», sostiene Avvenire con l'editoriale di Lavazza, a meno che non intervenga in tal senso l'Europa. Fantascienza, in pratica. Vien da chiedersi, dunque, se anche la Chiesa stia in qualche modo sostenendo le ragioni di chi si batte perché vengano fornite nuove armi a Zelensky, confermando l'esistenza di due anime all'interno del mondo cattolico: una pacifista «senza se e senza ma» e una che in qualche modo considera necessario continuare a fornire aiuti militari a Kiev. Da quanto trapela dai corridoi delle sacre stanze, «i vescovi non hanno mai cambiato linea», l'editoriale, per il quale non c'è ovviamente nessuna presa di distanza, è un'analisi «squisitamente politica» scaturita nell'autore dopo la notizia che lo stanziamento di 61 miliardi di dollari di aiuti a Kiev entro la fine dell'anno potrebbe essere adesso a rischio. La posizione della Cei rimane quella espressa dal cardinale Zuppi nell'ultima assemblea generale, lo scorso novembre, secondo cui «il mondo non deve accettare che sia soltanto l'uso delle armi a regolare i conflitti» e che «per raggiungere la pace è necessario il dialogo».
Giustissimo, senza dimenticare cosa disse il Papa nel settembre 2022 sull'invio di armi a Kiev: «Può essere immorale se viene fatto con l'intenzione di provocare più guerra o di vendere le armi. La motivazione è quella che in gran parte qualifica la moralità di questo atto. Difendersi è non solo lecito, è anche un'espressione di amore alla patria».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.