Il Pd tenta il blitz e cerca di trasferire alla Camera dei deputati il primo round delle comunicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi sulla crisi politica che investe l'esecutivo. Il blitz fallisce: i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati decidono che domani si partirà da Palazzo Madama dove l'esecutivo Draghi ha incassato il primo voto di fiducia e dove si sono manifestate le condizioni che hanno portato all'apertura della crisi.
La mossa del Pd puntava a «nascondere» lo strappo dei Cinque stelle. A Montecitorio si prevede infatti uno smottamento nelle truppe grilline: almeno 30 deputati guidati dal capogruppo Davide Crippa sono pronti a votare la fiducia sulle comunicazioni del premier. Al Senato, invece, il gruppo pentastellato è compatto sulla linea di «rottura» indicata da Giuseppe Conte. E dunque sarà subito evidente la falla nella maggioranza ma soprattutto nel campo largo (ormai defunto) Pd-Cinque stelle. Il Pd sperava in un altro esito. La giornata è segnata subito da colpi di scena e polemiche. La prima novità: le comunicazioni di Draghi, dopo le dimissioni (poi congelate dal Capo dello Stato Sergio Mattarella), saranno fiduciarie. Al termine ci sarà un voto di fiducia da parte delle due Camere. Draghi inizierà dal Senato. Mentre a Montecitorio consegnerà il testo del discorso. Di buon mattino si riunisce la conferenza dei capigruppo a Montecitorio per decidere modalità e orario delle comunicazioni. Ecco il primo strappo: M5s, Pd e Iv chiedono che vengano fatte prima alla Camera che al Senato. La richiesta viene messa sul tavolo dal capogruppo grillino Davide Crippa e dalla collega dem Debora Serracchiani. Ma il centrodestra si oppone: «Da prassi e da precedenti il dibattito deve svolgersi prima al Senato spiega Francesco Lollobrigida, capogruppo Fdi - dove il governo è nato, il centrosinistra ha tentato di spostarlo alla Camera ma sarebbe una anomalia, è solo tattica e il centrodestra ha detto di no in modo compatto».
«Abbiamo fatto presente che la crisi è nata alla Camera dove ci siamo distinti nel voto sul dl Aiuti» ribatte il capogruppo M5s. Dal fronte Iv però smentiscono: «L'ipotesi di iniziare le comunicazioni alla Camera non è mai stata sul tavolo». «Italia viva non si è associata alla richiesta del Pd che l'intervento del premier Mario Draghi venga svolto prima nell'Aula di Montecitorio e poi al Senato» si legge in una nota dell'Ufficio stampa di Italia viva. «La presidente dei deputati di Italia Viva Maria Elena Boschi si è limita a sottolineare come sulla base dei precedenti fosse scontato che il dibattito partisse dal Senato», aggiunge Iv.
La richiesta apre un nuovo fronte di spaccatura nel Movimento. I vertici grillini accusano Crippa di aver assunto una decisione autonoma, non condivisa. Il leader grillino Conte cade dalle nuvole: «Non sono stato informato». Su Crippa si concentrano i sospetti. Sta tramando per formare il nuovo gruppo. Ancora veleni.
Il capogruppo dei Cinque stelle si difende: «Ho appoggiato la richiesta di Iv e Pd di far tenere al premier le sue comunicazioni, mercoledì, prima alla Camera e dopo al Senato perché il provvedimento che ha dato il via alla crisi, cioè il Dl Aiuti non votato dal M5s è stato approvato prima alla Camera». La Lega insorge e denuncia: «Siamo alla farsa. Ora Pd e M5S chiedono a Draghi di comunicare prima alla Camera e poi al Senato solamente perché Conte è più debole alla Camera. Giochini vergognosi che vanno contro la prassi che vuole che le comunicazioni del presidente del Consiglio siano fatte nella Camera di prima fiducia o dove si è generata la crisi. In entrambi i casi, quindi, al Senato. Gli italiani meritano rispetto, serietà e certezze» attaccano i capigruppo di Camera e Senato della Lega, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. La capigruppo di Montecitorio si chiude senza una decisione. La riunione viene aggiornata nel pomeriggio. Fico e Casellati (nel tondo) confermano l'orientamento: le comunicazioni (con voto di fiducia) inizieranno al Senato.
Definite anche le modalità: saranno «comunicazioni fiduciarie» quindi con intervento del presidente del Consiglio, discussione e voto nominale su risoluzioni di fiducia. L'incognita: Draghi assisterà al dibattito o salirà al Colle per riconfermare le dimissioni? Quel passaggio decreterà le sorti del governo italiano.
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