La pr scarica tutto sul monsignore

Sono state sentite altre persone

La pr scarica tutto sul monsignore

Ha continuato a negare qualsiasi coinvolgimento, scaricando ogni responsabilità sul monsignore spagnolo Angel Vallejo Balda. Francesca Chaouqui ieri è stata interrogata per la seconda volta, per diverse ore, dagli uomini della Gendarmeria Vaticana. Convocata di nuovo, a distanza di 24 ore dalla convalida dell'arresto e dal rilascio, la pr calabrese si è presentata presso il comando della «polizia papale» per fornire nuovi elementi e rispondere alla domande poste dagli investigatori. Chaouqui ha collaborato ancora, ricostruendo agli inquirenti vaticani le dinamiche sulla divulgazione dei documenti riservati della commissione pontificia Cosea di cui faceva parte insieme al monsignore. Avrebbe però allo stesso tempo ribadito di essere «estranea ai fatti» e, come detto anche a diversi organi di stampa, di non aver avuto nemmeno contatti con i giornalisti autori dei due volumi contenenti i documenti riservati della Santa Sede. Saranno i magistrati adesso a comparare le dichiarazioni fornite nei vari interrogatori e, una volta chiusa l'inchiesta, a dare l'esatta versione dei fatti, con l'ipotesi che possa esserci un rinvio a giudizio per entrambi i presunti «corvi». È infatti il Papa a voler andare avanti sulla vicenda: con un tweet ieri sera monsignor Angelo Becciu, Sostituto della segreteria di Stato, ha confermato: «Ho appena visto il Papa. Sue parole testuali: andiamo avanti con serenità e determinazione».

Sempre ieri, la Gendarmeria Vaticana, avrebbe ascoltato anche altre persone informate dei fatti: per il momento non ci sarebbe notizia di nuovi indagati ma è possibile che nelle prossime ore possano esserci nuovi colpi di scena. Chaouqui è tornata a casa dopo il nuovo interrogatorio (lei stessa ha confessato di essere incinta) e sul suo profilo Facebook si è voluta difendere dalla valanga di insulti ricevuti su internet, scrivendo: «Non sono un corvo, non ho tradito il Papa. Non ho mai dato un foglio a nessuno. Mai a nessuno. Emergerà presto ne ho la certezza. Avrei potuto stare a casa e non presentarmi in Vaticano ma come sempre ho anteposto il Papa a qualsiasi cosa. Adesso le cose andranno a posto. Niente compatimenti per favore, io sono a testa alta, non c'è niente di cui vergognarmi».

Più complicata invece la posizione del monsignore vicino all'Opus Dei, Vallejo Balda, da sabato scorso ancora rinchiuso in camera di sicurezza dentro le mura leonine. Anche il prelato avrebbe fornito alcuni piccoli dettagli agli inquirenti, che però contro di lui avrebbero prove schiaccianti, ottenute dopo il sequestro del suo computer e del suo cellulare di servizio.

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