Aveva partecipato al vertice europeo a Bruxelles giovedì e venerdì, in rappresentanza del secondo più piccolo Paese dei Ventisette. Una nazione minuscola, una grande preoccupazione per gli altri leader europei. Perché ieri si è scoperto che il primo ministro lussemburghese Xavier Bettel è risultato positivo al coronavirus. Lo ha annunciato il suo portavoce, che ha fatto anche sapere che Bettel si è messo in isolamento.
Come riferisce il quotidiano del Granducato Luxemburger Wort, Bettel ha eseguito di ritorno da Bruxelles un tampone fai-da-te, che ha dato esito positivo. Come da procedura si è allora sottoposto a un altro test più affidabile, che ha confermato il risultato. Bettel attualmente soffre di sintomi lievi come febbre e mal di testa e continuerà a svolgere le sue funzioni da casa, da cui non uscirà per i prossimi dieci giorni.
Bettel era stato vaccinato il 6 maggio con una prima dose di AstraZeneca ed era in attesa della seconda somministrazione, prevista per giovedì prossimo: in quell'occasione aveva condiviso la foto della vaccinazione sul suo account Twitter, per spingere i connazionali a vaccinarsi.
Nessuno degli altri 26 leader viene considerato come «caso contatto» secondo la norma lussemburghese, secondo cui è «attenzionato» soltanto chi ha passato più di quindici minuti con un positivo a meno di due metri e senza mascherina. Il premier italiano Mario Draghi, presente a Bruxelles con Bettel, si è sottoposto ai regolari tamponi molecolari dopo la notizia della positività del collega lussemburghese. Va detto che Draghi la scorsa settimana ha terminato il percorso di immunizzazione con la seconda dose di vaccino.
Bettel, 48 anni, proprio nel corso del vertice di Bruxelles dei giorni scorsi aveva polemizzato con il presidente ungherese Viktor Orbàn prendendo spunto dalla propria omosessualità. «Ci conosciamo da otto anni, ma questo mi tocca», aveva detto in un intervento rivolgendosi a Orbàn che proprio qualche settimana fa ha licenziato una legge che comprime i diritti della comunità Lgbti. «Non sono diventato gay. Lo sono, non è una scelta. Guarda quante persone Lgbti si suicidano. Tutto ciò è molto brutto», aveva detto Bettel, aggiungendo: «Mia madre odia che io sia gay, ci convivo. E ora lo metti in una legge. Ti rispetto, ma questa è una linea rossa. Riguarda i diritti fondamentali, il diritto di essere diversi». In quell'occasione 17 leader dell'Unione europea, tra cui il presidente del consiglio Mario Draghi, avevano scritto una lettera ai vertici dell'Ue per riaffermare il loro impegno per la difesa dei diritti Lgbti.
Soltanto nove Paesi (oltre naturalmente all'Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Romania, Bulgaria, Croazia e Lituania) si erano rifiutati di sottoscrivere il messaggio. L'Austria si è aggiunta all'ultimo ai firmatari ma non compare nella lettera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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