Il pressing della Lega sul Cts: "Deve essere più morbido"

Il Carroccio chiede un cambio di passo. Il ministro Garavaglia: "Clima meno ansioso e ossessivo, bisogna ripartire velocemente". Zaia: "Va modificata la definizione di caso Covid"

Il pressing della Lega sul Cts: "Deve essere più morbido"

Aumenta il pressing della Lega per chiedere un cambio di passo al Comitato tecnico-scientifico soprattutto nella gestione comunicativa dell'emergenza Covid-19 ancora in atto nel nostro Paese. Il Carroccio vorrebbe che il Cts si facesse promotore di una nuova rotta che sappia tranquillizzare gli italiani, evitando panico diffuso e ingiustificato poiché rischierebbe di rallentare la ripresa economica dell'Italia. In sostanza è questa la linea espressa dal partito di via Bellerio, la cui richiesta principale riguarda un atteggiamento più soft alla luce della campagna di vaccinazione che sta rendendo meno preoccupante il quadro epidemiologico.

Il pressing sul Cts

Una proposta in tal senso è arrivata da Massimo Garavaglia. Il ministro del Turismo, nell'intervista rilasciata a La Repubblica, ha invitato gli esperti a prendere atto che la situazione Coronavirus sta diventando endemica e che bisogna imparare a conviverci. Il leghista dunque ritiene necessario "un miglioramento del clima, una riduzione dell'ansia", convinto del fatto che gli italiani abbiano "bisogno di serenità".

Ovviamente l'intenzione di Garavaglia non è quella di negare i rischi e nascondere qualche particolare realtà che desta timori: "Avere un approccio più sereno non vuol dire nascondere i dati". Anzi, significa comunicarli "in maniera corretta", senza dare interpretazioni affrettate che possano provocare il caos. Un obiettivo che si può raggiungere solo con un clima "meno ossessivo", che tra l'altro garantirebbe "una ripartenza il più veloce possibile".

La richiesta di Zaia

Un'altra opzione da prendere in considerazione è arrivata da Luca Zaia, che chiede di rivedere le modalità troppo generali con cui viene definito un caso Covid-19: il punto di riferimento, a suo giudizio, dovrebbero essere le linee guida dell'Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) rivedendo parametri con cui si raccolgono i dati relativi ai contagi.

Il governatore della Regione Veneto, intervistato dal Corriere della Sera, ha rivolto un appello al Cts: "Con il massimo rispetto, chiedo al Comitato tecnico-scientifico di valutare se sia possibile introdurre anche in Italia questa classificazione". In tal modo si valuterebbe come caso Covid solo se si verificassero due condizioni nello stesso tempo: la presenza di una malattia respiratoria o una sindrome influenzale e la positività a un tampone. "Vuol dire che non dobbiamo più considerare gli asintomatici e concentrarci su chi sta davvero male", ha spiegato Zaia.

Cambia il bollettino?

Nel frattempo si continua a discutere sulla possibilità di abbandonare il bollettino quotidiano che ogni giorno viene diramato, con una serie di numeri ormai diffusi ogni 24 ore.

Il Cts valuterà se rivedere o meno il formato del bollettino e anche la sua cadenza, ma su questo punto Zaia ha mostrato qualche perplessità: crede che si darebbe l'alibi per la nascita di "leggende metropolitane", visto che il dato settimanale sarebbe fortemente più grande rispetto a quello giornaliero. Quindi il governatore del Veneto preferirebbe puntare ancora sui bollettini quotidiani: "Immaginate quali sospetti si scatenerebbero se per una settimana non venissero resi noti i dati del contagio".

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