Prezzi del gas al top dal 2023. Bollette, rincari da 300 euro

Le quotazioni tornano sopra i 50 euro. Bruxelles cerca di rassicurare, ma le imprese rischiano una stangata

Prezzi del gas al top dal 2023. Bollette, rincari da 300 euro
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La fine dell'accordo sul transito del gas russo attraverso l'Ucraina ha scatenato un'ondata di panico in Europa, con effetti immediati sul mercato in quanto le temperature sono più rigide della media e si è interrotta l'operatività di un impianto Gnl in Norvegia. La riunione straordinaria del Gruppo Ue di coordinamento sul gas, tenutasi ieri a Bruxelles, ha inteso fornire rassicurazioni circa la capacità dell'Europa di fronteggiare la situazione grazie a rotte alternative e livelli di stoccaggio superiori alla media stagionale. Le quotazioni del gas al Ttf di Amsterdam, tuttavia, sono salite ai massimi dall'ottobre 2023, con un rialzo del 3,3%, a 50,47 euro/megawattora.

«Nel 2025 stimiamo un aumento della bolletta energetica di 250-300 euro per una famiglia media», ha commentato Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, aggiungendo che «per le imprese, l'impatto sarà ancora più pesante: un'azienda tipo, con un consumo annuo di 1 milione di kilowattora, potrebbe subire un rincaro di 30mila euro». Secondo l'esperto, le rassicurazioni europee sono fuori luogo. «La Commissione Ue non fa altro che spargere ottimismo da anni, ma la crisi non è risolta», ha sottolineato rimarcando che «le diversificazioni promesse sono state realizzate solo in parte, mentre viviamo una fase di decrescita o mancata crescita felice». Anche Gianclaudio Torlizzi, fondatore di TCommodity, ha sottolineato rischi significativi: «Il prezzo potrebbe salire a 70 euro; inoltre, il Green Deal rappresenta un ostacolo che rischia di impedire all'Ue di vincere la guerra economica contro Mosca».

A lanciare un ulteriore allarme è stato Cristian Camisa, presidente di Confapi. «L'interruzione delle forniture di gas alla Moldavia, combinata con la distruzione delle infrastrutture energetiche in Ucraina e il mancato rinnovo dell'accordo di transito, preannunciano un inizio di 2025 molto difficile per la sicurezza energetica europea», ha evidenziato incalzando il governo a «sostenere le Pmi industriali, che restano escluse dalle recenti misure a favore degli energivori». Questa crisi, infatti, si inserisce in un contesto di difficoltà economica generale nell'Eurozona. L'indice Pmi di dicembre ha mostrato un ulteriore peggioramento del settore manifatturiero, con un indice sceso a 45,1 da 45,2 del mese precedente. Anche se l'Italia ha registrato un lieve miglioramento (da 44,5 a 46,2, ma sempre in contrazione perché sotto quota 50), il quadro complessivo resta critico perché in Germania l'indicatore è calato a 42,5 mentre in Francia è ai minimi dal 2020.

Per Tabarelli anche l'Italia ha delle responsabilità, in primis quella di non aver saputo fermare i professionisti del no dinanzi a un'emergenza che si ripete ogniqualvolta non si riesca a garantire la stabilità degli approvvigionamenti. «Non si è fatto nulla negli ultimi anni per aumentare la produzione nazionale di gas», ha detto ricordando che «prendiamo il gas dagli Usa, prodotto col fracking a 13mila chilometri di distanza, con un costo ambientale e logistico assurdo». Anche «il biometano non può risolvere i problemi: se arrivassimo a un miliardo di metri cubi di produzione, sarebbe poco rispetto ai 61 miliardi che consumiamo ogni anno».

Un altro elemento destabilizzante è rappresentato dai future sul petrolio Wti, sono saliti di quasi il 2,5%, toccando 73,4 dollari al barile, il livello più alto da ottobre.

L'ottimismo sulla domanda di petrolio è cresciuto dopo il discorso di Capodanno del presidente Xi Jinping, che ha espresso fiducia nella ripresa economica della Cina. L'Europa è stretta tra due fuochi e deve trovare risposte quanto prima.

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