Migliaia di pacchi fermi per un giorno intero nei depositi, in pochi disponibili a consegnarli. Furgoni e tir in coda all'esterno dei centri logistici di Amazon, forze dell'ordine a gestire il traffico. E poi migliaia di dipendenti a braccia incrociate davanti ai cancelli degli stabilimenti per chiedere sicurezza e dignità al gigante di Seattle con la solidarietà dei clienti digitali. A loro hanno chiesto di rispettarli e di non comprare nulla per 24 ore. E quindi di frenare la tentazione dell'acquisto per aiutarli in una battaglia necessaria: il riconoscimento dei loro diritti, una questione di giustizia e di civiltà. È questo il risultato della protesta dei lavoratori dell'intera filiera italiana di Amazon che ieri hanno occupato gli ingressi degli stabilimenti per la prima mobilitazione generale nel nostro Paese ( e in tutto il mondo) proclamata dieci giorni fa da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti. A scioperare sono stati in 30-40mila driver, addetti agli hub e ai magazzini. Solo a metà giornata - hanno riferito i sindacati - si è arrivati a un'adesione media del 75%, con punte del 90% in alcuni territori, anche se l'azienda le limita al 10/20%.
E le manifestazioni di solidarietà non si sono fatte attendere, sui social sono circolate per tutta la giornata immagini con slogan come «lavoro, sicurezza, salute, dignità», «Prime i diritti», «#Stopalpacco», «I lavoratori non sono pacchi». L'argomento Amazon è stato in tendenza su Twitter per quasi tutta la giornata a sostegno dello sciopero. Proprio con un tweet è arrivato anche il supporto del vicesegretario del Pd Beppe Provenzano che si è detto subito pronto a incontrare i dipendenti «per ascoltarne le ragioni e difendere i diritti del lavoro nell'era dell'algoritmo».
Tante le richieste al centro della protesta: verifica dei carichi di lavoro, contrattazione dei turni, corretto inquadramento professionale del personale, riduzione dell'orario di lavoro dei driver, buoni pasto, stabilizzazione dei tempi determinati e dei lavoratori interinali, continuità occupazionale e stop a turnover esasperato. Le organizzazioni sindacali hanno commentato così la manifestazione: «È una protesta riuscita anche oltre le nostre aspettative considerando che molte lavoratrici e molti lavoratori si sentono ricattabili perché hanno contratti atipici e quindi hanno visto la protesta come un rischio per il loro posto di lavoro precario. Amazon si è arricchita enormemente - hanno proseguito - grazie al boom del commercio online in tempo di pandemia ed è giusto che redistribuisca parte di questa ricchezza anche in termini di diritti ai suoi dipendenti».
La country manager di Amazon Italia e Spagna, Mariangela Marseglia, nella sua nota di risposta ha messo in evidenza l'interesse verso dipendenti e fornitori: «Rispettiamo il diritto di ogni individuo ad esprimere la propria posizione. Nell'attuale emergenza sanitaria - ha continuato Marseglia - il nostro impegno nei confronti dei dipendenti non si ferma».
I sindacati si sono mostrati compatti nel chiedere all'azienda delle risposte e un cambio di passo. «Ci vuole un'immediata riapertura delle trattative per arrivare a un accordo sulle richieste avanzate relative ai salari, alle stabilizzazioni e alle condizioni di lavoro - ha sottolineato il segretario della Cgil Maurizio Landini - Servono atti concreti da parte di governo e Parlamento».
Anche il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, ha spiegato che il motivo dello sciopero è «ristabilire il diritto alla contrattazione aziendale, per salari adeguati e ritmi di lavoro più umani e per superare forme inaccettabili di arbitrio dell'azienda su precariato selvaggio e continui turnover di personale».
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