«Non accetteremo mai che una minoranza manipolata pretenda di dettar legge, nessuno dovrebbe impedire agli altri di lavorare, studiare, dare esami». L'ultimo avviso, il premier francese Attal lo ha dato lunedì sera agli studenti dell'Esagono, schierandosi dalla parte di chi subisce «slogan apertamente antisemiti».
Parole da lui pronunciate con coraggio all'annuale cena del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche (Crif). Ma neppure 24 ore dopo in Francia è tornata in campo l'ideologia, l'occupazione degli spazi, la violenza di una minoranza di studenti e poche decine di attivisti di professione, al grido di: «La Palestina vivrà, la Palestina vincerà». Via dunque al pugno duro senza troppe riserve, nella Francia liberale di Macron.
Martedì sera la polizia è entrata prima alla Sorbona: con un blitz, ha evacuato i manifestanti che si erano impossessati dell'anfiteatro. Poi stesse scene a Sciences Po e identica dimostrazione di fermezza degli agenti, inviati a sgomberare gli spazi occupati senza più alcuna forma di tabù neppure sul ricorso ai manganelli, se necessario. Alla Sorbona, solo questa settimana 88 arresti e operazioni notturne di sgombero. E ieri per la prima volta ne è seguito un processo per direttissima, per un ragazzo accusato di violenza contro un agente e per essersi rifiutato di fornire il codice di sblocco del cellulare. Apriti cielo. Varie organizzazioni giovanili tra cui Unef e Jeunes insoumis hanno innescato una cinquantina di «rivoluzionari», radunatisi giovedì sera davanti alla stazione di polizia di Parigi per far rilasciare «Luiggi», lo studente di Nanterre considerato «eroe». Copione «americano». Dopo i campus, i commissariati. L'esecutivo ha dato però un chiaro indirizzo. Attal rivendica «fermezza esemplare e parola ai fatti».
È il modello Macron, dove la pretestuosa «solidarietà» con Gaza è considerata ormai un guanto di sfida alle istituzioni e non più solo agli atenei, dove gli studenti contestano la cooperazione con università israeliane; a Sciences Po, i manifestanti hanno già incassato la cancellazione delle sanzioni comminate ai protagonisti delle occupazioni. E mentre da Lille a Saint Etienne e Strasburgo la protesta è ancora viva, Attal ora accusa apertamente anche la France Insoumise, l'estrema sinistra di Mélenchon, di soffiare sul caos: per un pugno di voti.
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