E tre: il Pierino della Ue, Viktor Orban, spiazza tutti, a cominciare dal presidente americano Joe Biden e vola in Florida per incontrare il vecchio amico Donald Trump. Ufficialmente per «la missione di pace» che si è inventato dalla nomina semestrale dell'Ungheria alla presidenza europea dal primo luglio. Nel giro di una settimana, il premier globetrotter di Budapest, ha stretto la mano di Vladimir Putin a Mosca, Xi Jinping a Pechino e adesso del presidente Usa in pectore, secondo i sondaggi. Almeno la sua prima visita da presidente del Consiglio Ue l'ha fatta a Kiev, dove non era mai andato prima, per incontrare uno sbalordito Volodymyr Zelesnky. Sul piatto un ostico cessate il fuoco che non ha nulla a che afre con una pace giusta.
Orban è di casa a Mar-a-Lago, la Casa Bianca in esilio di Trump, che ha trasformato l'antico club esclusivo in roccaforte per la rielezione a novembre. I due sembrano il gatto e la volpe abili a scompaginare la politica internazionale lasciando di stucco gli alleati. Orban ha puntato i piedi al summit della Nato rifiutandosi di aderire alla raccolta fondi per 40 miliardi di dollari, che dovranno sostenere l'Ucraina il prossimo anno. Mossa annunciata, ma un altro ruolo del Pierino europeo a Washington è di «quinta colonna» dell'ex presidente Trump. Guarda caso, pur rappresentando la Ue, non ha chiesto un bilaterale con Biden, presidente in carica, che forse lo avrebbe mandato a quel paese. Quando Orban, da premier ungherese, è venuto a trovare Trump, in marzo, il presidente Usa non ha avuto peli sulla lingua. Al primo comizio della campagna elettorale aveva detto alla folla di sostenitori: «Sapete chi va oggi a Mar-a-Lago? Orban dell'Ungheria, che ha dichiarato categoricamente di non pensare che la democrazia funzioni. Sta cercando la dittatura».
Questa volta Biden dovrebbe preoccuparsi ancora di più perché Orban riferirà a Trump non solo del summit di Washington, ma dell'ipotetico «piano di pace» per l'Ucraina, che coincide con l'idea di Trump di congelare il conflitto «in 24 ore» se riuscirà ad insediarsi alla Casa Bianca. L'ex presidente ha spedito a Washington per incontri informali con i rappresentanti dell'Alleanza atlantica due scudieri: l'ex generale Keith Kellogg, già capo di gabinetto nel Consiglio per la sicurezza nazionale della prima amministrazione Trump e Richard Grenell, portavoce di John Bolton all'Onu, poi ambasciatore in Germania e capo ad interim dell'intelligence nazionale. Kellog è l'estensore del piano di congelamento del conflitto in Ucraina e non a caso ha visto anche il presidente del Parlamento di Kiev, Ruslan Stefanchuk. L'entourage di Giorgia Meloni ha evitato un incontro «fantasma» perché ci sono già rapporti consolidati con Mike Pompeo ex capo della Cia e segretario di Stato di origini italiane, che con Trump potrebbe guidare il Pentagono.
Antonio Tajani, ministro degli Esteri, ha risposto diplomaticamente sull'incontro spiazzante: «Il primo ministro ungherese fa quello che ritiene opportuno. Non siamo noi che decidiamo per lui». Viktor e Donald si adorano da tempo: stesse idee patriottiche, sull'immigrazione, sull'uomo bianco e comune convincimento che bisogna chiudere la guerra in Ucraina il prima possibile. L'ex presidente ha accolto il premier ungherese a Mar - a Lago in marzo con una frase adulatoria: «Non c'è nessuno che sia migliore, più intelligente o un leader migliore di Viktor.
È fantastico, un boss».Orban aveva sempre ricambiato gli elogi a tal punto che insediandosi come «presidente» Ue ha copiato lo slogan storico di Trump trasformandolo in «make Europe great again», facciamo l'Europa di nuova grande.
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