É un trattamento soft quello che i giudici di Napoli riservano ieri a Andrea Cozzolino, l'eurodeputato del Pd arrestato venerdì sera in una clinica partenopea per l'inchiesta sul Qatargate su mandato della Procura federale belga.
Non tanto perché a Cozzolino, che ha passato la notte in carcere, vengono subito concessi gli arresti domiciliari in attesa della decisione, fissata per martedì, sull'estradizione in Belgio; quanto perché nel provvedimento di scarcerazione la Corte d'appello napoletana entra nel merito delle accuse rivolte al brillante politico dem, indagato per una lunga serie di reati tra cui organizzazione criminale, corruzione e riciclaggio, e le attenua dicendo che «tale condotta configura il delitto previsto dall'articolo 318 del codice penale italiano, ovvero di corruzione impropria».
È un reato blando che scatta quando un politico prende soldi in cambio di comportamenti che sarebbero di per sé corretti: eppure Cozzolino è sospettato di avere truccato le carte della commissione europea che presiedeva, quella per i rapporti con i paesi del Maghreb, in combutta con Antonio Panzeri, per favorire il governo del Marocco nei suoi rapporti con la Ue. È un comportamento che la procura federale belga considera invece pienamente criminale, segno della continuità di rapporti tra Panzeri e Cozzolino: dimostrata anche dall'assunzione da parte di quest'ultimo come assistente di Francesco Giorgi, che era fino al 2019 il braccio destro di Panzeri ed è attualmente in carcere.
É stato proprio Giorgi, nelle sue confessioni, a tirare in causa Cozzolino, come pure aveva fatto Eva Kaili, compagna di Giorgi e fino all'arresto vicepresidente dell'europarlamento. Cozzolino, dice Giorgi, era anche lui in contatto con Abderrahim Atmoun, il referente di Panzeri nel governo marocchino, come il socialista belga Marc Tarabella, pure lui arrestato venerdi: «I deputati corrotti sono Tarabella e indirettamente Cozzolino», ha detto Giorgi mentre secondo la Kaili tra i soldi custoditi da Giorgi c'erano anche quelli di Cozzolino.
Nel mandato di cattura si legge che «quale componente del Parlamento Europeo, Presidente dal 2019 della Delegazione per le relazioni con i Paesi del Maghreb e Co-Presidente della Commissione Parlamentare Congiunta Euro-Marocchina, nonché componente della commissione speciale Pegasus (...) in concorso ed associazione con Panzeri, Giorgi, Kaili, Tarabella e Arena, avrebbe indebitamente ricevuto, per conto del Governo del Marocco danaro per esercitare le sue funzioni parlamentari europee in modo da favorire gli interessi del Marocco all'interno del Parlamento Europeo».
Ai suoi legali, Cozzolino ha dichiarato «sono tranquillo e fiducioso nella giustizia», ma subito dopo i difensori hanno annunciato che martedì si opporranno alla estradizione in Belgio. Il mandato di cattura, dicono i legali, è una misura «tanto immotivata quanto umiliante», basata su «un quadro indiziario del tutto evanescente» e su «mere presunzioni che in Italia non basterebbero a spedire neanche un avviso di garanzia».
La battaglia contro la consegna al Belgio per Cozzolino è cruciale, perché sa già (e infatti era tempestivamente riparato in Italia) che a Bruxelles lo attenderebbe lo stesso trattamento pesante riservato agli arrestati del 9 dicembre e da venerdì a Marc Tarabella.
Anche il socialista belga continua a proclamarsi innocente, ma il giudice ha confermato il
mandato di cattura e lo ha spedito in carcere a tempo indeterminato. A pesare contro di lui ci sono le accuse del «pentito» Antonio Panzeri: «un criminale fortemente ricompensato», lo definisce il difensore di Tarabella.
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