«Scramble» è il nome in codice delle missioni di decollo immediato, che scattano pigiando un pulsante rosso nella centrale operativa. I piloti dell'Aeronautica militare, pronti H24, 365 giorni all'anno, sentono la sirena d'allarme e schizzano verso i caccia per alzarsi in volo in coppia e intercettare il velivolo nemico o sospetto. Non si tratta di un film: nel 2022 è accaduto 25 volte per difendere lo spazio aereo nazionale da potenziali minacce. E ben 50 con gli Eurofighter italiani schierati sul fronte Est della Nato in difesa di Romania e Polonia per intercettare aerei militari russi. L'Arma azzurra ha compiuto 100 anni ed oggi, con un devastante conflitto nel cuore dell'Europa, come non mai dopo la seconda guerra mondiale, è un vitale scudo del cielo. Cinque stormi in patria, che hanno bisogno come il pane dei caccia bombardieri F 35, tanto «demonizzati», ma che ora sarebbe meglio far tornare al numero originario di 131 (rispetto ai 75 per l'Aeronautica e 15 per la Marina) tagliato per miopia politica, pruriti pacifinti e beghe fra Forze armate.
E bisogna guardare avanti, senza tentennamenti, per sviluppare il caccia di sesta generazione, che gli inglesi chiamano Tempest in collaborazione con Londra e Tokyo. L'Ucraina insegna che pure i droni sono un'arma fondamentale e micidiale non solo in un conflitto convenzionale, ma in qualsiasi teatro operativo. L'Aeronautica schiera da tempo i Predator, ma solo come velivoli di ricognizione a pilotaggio remoto. Niente missili Hellfire anche se sarà ora di armare i nostri droni superando i tabù, che abbiamo con qualche difficoltà digerito con l'impegno dell'arma aerea in Kosovo ed i bombardamenti in Afghanistan. Cento anni dopo la nascita dell'Arma azzurra, con i tempi che corrono, non c'è tempo per pacifismi di facciata. L'Aeronautica militare è impegnata all'estero con 2300 uomini dai Balcani, al Libano e all'Africa con puntate in Antartide. Dalla base kuwaitiana di Ali al Salem continuano a decollare i caccia Eurofighter ed i Predator per attività di intelligence, ricognizione e sorveglianza sull'Iraq fin dai tempi di Mosul, «capitale» del Califfato. Un'altra punta di lancia è il trasporto aereo con la gloriosa 46° Brigata di Pisa. Per due volte in Afghanistan mi sono trovato a bordo dei loro C-130 sotto minaccia annunciata da una calma e deliziosa vocina femminile che in automatico ripeteva «missile, missile». I bestioni grigi da trasporto hanno partecipato al più grande ponte aereo della Nato dopo quello di Berlino evacuando da Kabul 5mila afghani con la capitale già in mano ai talebani.
Il motto del centenario è «in volo verso il futuro» dove lo spazio sarà teatro operativo e il dominio cyber è già campo di battaglia.
Senza un'arma aerea degna di questo nome saremo sempre sguarniti soprattutto nei prossimi anni quando il muro del Donbass diventerà più alto di quello di Berlino. Il capo di Stato maggiore dell'Aeronautica, generale Luca Goretti, ha reso chiaramente l'idea ricordando che «la zona di guerra dista in linea d'aria dall'Italia quanto il Brennero da Lampedusa».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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