Marce indietro, ripensamenti, pentimenti. La sinistra culturale, politica e giudiziaria non è un monolite giustizialista. Tra le inchieste contro esponenti della maggioranza cavalcate dall'opposizione e il dibattito sulla riforma della giustizia, il fronte progressista mostra più di qualche crepa. Partiamo dall'attualità. Dall'intervista di Massimo Cacciari, pubblicata ieri da Il Giornale. Il filosofo ex comunista ha riservato alcune critiche anche al centrodestra, ma non ha potuto fare a meno di riflettere sull'atteggiamento del centrosinistra, che sta cercando di sfruttare politicamente le vicende che coinvolgono la ministra del Turismo Daniela Santanché, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro e perfino l'inchiesta sul figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa. «Devo dire che soprattutto il centrosinistra pensa di poter utilizzare le indagini della magistratura per danneggiare i propri avversari politici», ha ammesso Cacciari. Che si è detto favorevole all'abrogazione del reato di abuso d'ufficio e contrario all'uso disinvolto delle intercettazioni, anche da parte della stampa. «Una violazione della privacy clamorosa», il commento dell'ex sindaco di Venezia. Ma Cacciari è solo l'ultimo della lista. A sinistra non tutti condividono l'approccio giustizialista della nuova segretaria del Pd Elly Schlein, per non parlare del M5s di Giuseppe Conte. Sempre in tema di abuso d'ufficio, impossibile non menzionare i distinguo di alcuni importanti sindaci dem rispetto alla linea del Nazareno. «La cancellazione dell'abuso d'ufficio è una vittoria per tutti i sindaci a prescindere dal colore politico», ha detto il sindaco del Pd di Pesaro Matteo Ricci in un'intervista a Il Messaggero del 16 giugno scorso. «Il problema dell'abuso d'ufficio è serio per i sindaci. Il 67% di chi riceve un avviso di garanzia non va nemmeno a processo», ha spiegato lo stesso giorno al Corriere della Sera il sindaco dem di Bari Antonio Decaro, presidente dell'Anci. Con loro il governatore della Campania Vincenzo De Luca, che ha parlato di «proposta importante» del governo sull'abuso d'ufficio, invitando i dirigenti del Pd «a tacere».
A favore della riforma del Guardasigilli Carlo Nordio alcuni ex di lusso di area progressista. «Il Pd dovrebbe ricordare che l'abolizione dell'abuso d'ufficio è stata per anni una battaglia di ministri e sindaci di sinistra contro l'ingerenza della magistratura», il tweet di Franco Bassanini, già ministro e sottosegretario di diversi governi di centrosinistra. Dirompente l'intervista di Fausto Bertinotti, concessa a Il Foglio il 19 giugno. «La sinistra torni al garantismo, non lasci alla destra le battaglie sulla giustizia», il virgolettato dell'ex leader di Rifondazione Comunista. Sorprendente il dietrofront dell'ex premier Massimo D'Alema dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi: «Berlusconi sui magistrati ha avuto qualche ragione». Nella sinistra editoriale, in prima linea nelle battaglia garantiste, c'è il direttore Piero Sansonetti con la sua nuova Unità.
Da non trascurare il capitolo dei giuristi. Giovanni Maria Flick, ex ministro della Giustizia del governo Prodi, già presidente della Corte Costituzionale, il 19 giugno su La Stampa ha scritto: «Da giurista vi dico che Nordio non sbaglia». E ancora: «Il problema delle intercettazioni esiste». Sabino Cassese, ex giudice della Consulta, ex ministro della funzione Pubblica del governo tecnico guidato da Carlo Azeglio Ciampi, il 17 giugno sull Quotidiano Nazionale ha definito «apprezzabile» la riforma Nordio, non risparmiando critiche alle toghe. A metà tra il tecnico d'area e l'ex politico c'è Luciano Violante, ex parlamentare comunista, diessino e dem, ma anche ex magistrato e professore di diritto penale.
«La riforma è necessaria sui limiti alle intercettazioni e sull'abuso d'ufficio», ha detto Violante il 19 giugno sempre a Qn. E il giorno dopo, a Il Foglio: «Le proteste dell'Anm contro Nordio sono smisurate». Se lo dicono loro.
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