Quel razzismo dei rossi di Askatasuna

A Quarta Repubblica le intercettazioni del centro sociale: frasi violente sugli stranieri

Quel razzismo dei rossi di Askatasuna
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Che effetto fa il razzismo degli anti razzisti. Quelli che vanno in piazza a spaccare vetrine travisati dalla kefiah sul muso, nascosti tra i ragazzini delle superiori. Bombe carta e sampietrini. Sassaiole contro le forze dell'ordine. Bandiere bruciate e fantocci di ministri appesi a testa in giù.

A gridare che i razzisti sono quelli nei Palazzi romani, quelli al governo, quelli delle destre. E loro i giusti che si battono per un mondo migliore, un mondo senza frontiere, un mondo in cui «nessuno è clandestino». Che effetto fa scoprire che questi sono i peggiori razzisti sulla piazza. Che per loro i negri vanno trattati come cani. Anzi peggio. Usati finché servono alla causa e poi sbattuti in mezzo alla strada. Perché, e sono loro stessi a dirlo, «noi non siamo la Caritas: se non c'è un minimo di impegno, che cazzo ce li teniamo a fare?».

Per capire quanto sono biechi gli anti razzisti rossi, basta leggere le intercettazioni della Digos che in esclusiva ha mandato in onda Quarta Repubblica, la trasmissione di Nicola Porro. A parlare sono gli esponenti del centro sociale torinese Askatasuna, uno dei più violenti del Paese, al centro dei raid contro la polizia in Val Susa e di innumerevoli scontri di piazza. Ventisei militanti sono ora a processo. Le accuse sono pesantissime: si va dall'associazione a delinquere alla violenza pluriaggravata contro pubblico ufficiale. In totale i pm chiedono 88 anni di reclusione.

Ma oltre alle violenze, ormai sotto gli occhi di tutti, il programma di Rete 4 svela l'altro volto dei picchiatori. «Le motivazioni antirazziste poste alla base della protesta spiegano gli inquirenti sono smentite dalla radicata indole razzista dei militanti».

Se marciando in piazza per Ramy urlano «la vita di un egiziano vale meno di una collana», in privato si lasciano andare a commenti di una violenza inaudita: «Non mi meraviglio che a turno l'Africa l'abbiano conquistata tutti evidentemente qualcosa di fottutamente genetico ci deve essere». E ancora: «Un bel negretto sano da prendere già fatto e finito da allevare come un bianco che sia già in grado di pisciare da solo. Come i cani: sempre meglio prenderli educati da adulti che un cucciolo».

Grazie alle intercettazioni della Digos gli investigatori hanno accertato, come svela l'inchiesta di Quarta Repubblica, che «la solidarietà è solo apparente e del tutto strumentale ad ottenere il favore' degli stranieri e il loro contributo nelle manifestazioni di lotta contro lo Stato e le istituzioni».

E così, quando l'utilità viene meno, ecco i raid punitivi («Siamo andati io e lui con tre negri a cercare altri due negri bastardi negri») e le estorsioni ai danni delle persone, soprattutto stranieri, che vivono nei palazzi occupati dal centro sociale. «C'è un nero che rompe i coglioni sto negro che si fa i cazzi suoi, tipo beve fuori dalla stanza. Bisognerebbe portarlo nelle cantine in quattro e picchiarlo o minacciarlo».

Al Comune di Torino c'è chi vorrebbe legalizzare il progetto Askatasuna. Si parla addirittura di ristrutturazione, per la modica cifra di 100mila euro.

Un ulteriore sfregio alla città e alla legalità su cui non si può passare oltre. E, infatti, Augusta Montaruli (FdI) chiede in un'interrogazione i nomi di «chi finanzia gli assalitori delle forze dell'ordine», di «chi paga per i professionisti della violenza».

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