Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese prende tempo. Forza Italia e Lega incalzano per chiedere che l'election day del 12 giugno (referendum e amministrative) sia spalmato su due giorni (12 e 13 giugno). Il titolare del Viminale diserta il Consiglio dei ministri che avrebbe dovuto sciogliere il nodo e varare il decreto che fissa le norme per l'espletamento delle operazioni di voto. Ma le delegazioni di Lega e Forza Italia sono pronte a riproporre, nel prossimo Consiglio dei ministri, la questione. I ministri Mariastella Gelmini e Giancarlo Giorgetti, rispettivamente capidelegazione di Fi e Lega, non arretrano: «Si voti in due giorni».
La prossima settimana il Cdm scioglierà il quesito. È una partita che si gioca anche sul «fattore tempo»: il decreto Elezioni dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni. Lega e Fi si preparano a depositare un emendamento per votare anche nella giornata del 13 giugno. Un emendamento che potrebbe raccogliere i voti di Azione, Fdi e Italia Viva. Però il Parlamento potrebbe decidere di calendarizzare la conversione in legge del decreto Elezioni oltre il 12 giugno. Beffando i partiti. È su questo punto che ora si sposta la partita Giustizia. Anche perché, dopo il compromesso sulla riforma del Csm, l'appuntamento del referendum resta l'unica arma per scardinare un sistema giudiziario piegato alle correnti. La spallata non c'è stata. Il testo, che ora attende l'ok definitivo dalla Camera (martedì) prima di passare al Senato, è un compromesso. E dunque si aspetta il referendum per dare un colpo a quello che Luciano Violante - in un'intervista al Giornale - ha definito «il conservatorismo della magistratura». Ma va centrato il quorum.
«La Lega non può tarparsi le ali sui referendum unica arma per un autentico cambiamento» - avverte Giulia Bongiorno, responsabile Giustizia della Lega. E dunque se il referendum diventa il vero terreno su cui piantare una nuova era per il sistema giudiziario italiano, la battaglia per i due giorni è fondamentale per consentire la più ampia partecipazione. Una battaglia a cui guarda anche Italia Viva: «La riforma della giustizia deve essere una priorità. Bisogna andare a votare e votare sì. I referendum sono un grande appuntamento di mobilitazione» - spiega al Giornale Ettore Rosato, coordinatore nazionale di Iv che però evidenzia: «Sulla riforma del Csm è stato compiuto un passo falso».
Sulla volontà di Forza Italia di porre il tema dei due giorni al prossimo Consiglio dei ministri, il senatore Maurizio Gasparri conferma al Giornale: «È nostra intenzione insistere con la richiesta di far svolgere referendum e comunali in due giorni. Però al momento questa richiesta non fa breccia. Noi insistiamo. Senza alcun dubbio il referendum è una tappa fondamentale per riformare la giustizia.
Ma dobbiamo guardare anche all'appuntamento delle politiche del prossimo anno. Solo con un centrodestra al governo del Paese possiamo dare all'Italia quella riforma che attende da anni. Con sincero realismo le dico che la riforma Cartabia era il minimo sindacale». La partita non è ancora chiusa.
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