Le Regioni rompono la «pax draghiana» e bocciano (su coprifuoco e scuola) il decreto riaperture varato dal governo mercoledì sera. Il dissenso dei governatori viene formalizzato in una lettera, consegnata ieri dal presidente della conferenza Stato-Regioni Massimiliano Fedriga al premier Mario Draghi, in cui si chiede un incontro urgente per modificare il decreto prima della pubblicazione. L'attacco delle Regioni è su due fronti: la riconferma del coprifuoco alle ore 22 e il limite minino del 70% in presenza per la riapertura delle scuole. Due punti su cui si forma una maggioranza nella maggioranza che va da Italia Viva a Lega.
I rilievi, fuori dal Parlamento, mettono d'accordo virologi e ristoratori: tutti (tranne Pd, Draghi e Speranza) vogliono una modifica della norma che impone il rientro a casa alle 22. La richiesta è lo slittamento di un'ora. «È una decisione che ha un sapore moralistico, più che scientifico» - commenta Antonella Viola, immunologa dell'università di Padova. «È un'incoerenza» - rincara Maria Rita Gismondo, microbiologa del Sacco di Milano. Il fronte dei governatori è compatto. Il dem Michele Emiliano, presidente della Puglia, attacca: «Prevedere il coprifuoco alle 22 fino al 31 luglio è una misura folle, devastante, assolutamente irragionevole e punitiva». Per il leghista Massimiliano Fedriga, che guida la conferenza Stato-Regioni, «si è incrinata la leale collaborazione tra Stato e Regioni». L'accusa è aver cambiato le carte (gli accordi) in tavola.
Nella lettera spedita a Draghi i presidenti di Regioni chiedono alcune modifiche: spostare il coprifuoco alle 23, riaprire bar e ristoranti al chiuso e all'aperto, far ripartire il settore matrimoni. Sulla scuola l'affondo è durissimo: «Metodo fuori dalla Costituzione». Il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini mette sul piatto una rimodulazione, nelle prossime settimane, sia della norma sul coprifuoco che sulla scuola: «Il fatto che nel testo del decreto varato ieri non sia stato riprogrammato il coprifuoco, non significa che durerà fino al 31 luglio. Quindi io sono assolutamente certa che presto il coprifuoco sarà solo un brutto ricordo. È lo stesso decreto a dirlo, precisando che il Consiglio dei ministri potrà intervenire nelle prossime settimane, con tagliandi periodici al dl, modificando sia le regole per le riaperture che gli orari del coprifuoco» - annuncia a TeleLombardia. Mentre sulla scuola il ministro precisa: «Il governo ha stabilito un range entro il quale deve essere assicurata la didattica in presenza. E questo range andrà fra il 70 e il 100%. Le regioni avevano chiesto di partire dal 60% e in questo senso avevamo raggiunto un accordo. Il presidente Draghi ha chiesto di fare uno sforzo ulteriore. Nel decreto ci sarà scritto il 70%: ma non metteremo a rischio nessuno». In casa Lega cresce la spinta da parte degli amministratori locali per chiedere al governo di rivedere la misura sul coprifuoco. Il leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni non fa sconti: «Prevedere il coprifuoco alle 22 fino al 31 luglio è una misura folle, devastante, assolutamente irragionevole e punitiva».
Contro il coprifuoco si schiera anche il partito di Matteo Renzi: «Ci sarà una valutazione dell'impatto di queste importanti riaperture e sulla base dei dati potremmo valutare, anche anticipatamente rispetto alla fine di luglio, questa o altre misure potendole modificare», spiega il ministro della Famiglia di Iv Elena Bonetti. Ora la palla torna nelle mani di Draghi.
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