Se da una parte i giallorossi esultano poiché convinti di aver apparentemente battuto il centrodestra, dall'altra devono fare i conti con una serie di fratture e litigi che si verranno a creare all'interno dell'esecutivo nel corso dei prossimi giorni. Il loro "momento magico" terminerà quando sarà passata la sbornia della vittoria su Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega: la coalizione di centrodestra è riuscita a mettere in atto un vero e proprio ribaltone che l'ha portata a guidare ben 15 Regioni su 20. Un risultato eccezionale, considerando anche la caduta storica dei rossi nelle Marche. E ora per il governo, e dunque per Giuseppe Conte, si mette male.
Sì, perché è pronto a partire l'assalto a Palazzo Chigi. Come riportato dal Corriere della Sera, il premier già nella giornata di ieri non avrebbe perso tempo per incoronarsi vincitore e per blindarsi la poltrona: "Durerò fino al 2023". Va sicuramente riconosciuto che l'esito delle Regionali può consolidare la maggioranza, visto che le previsioni parlavano di una spallata del centrodestra che però non è arrivata. Ma è anche vero che il presidente del Consiglio sarà messo nelle condizioni di guardare con estrema attenzione sia le iniziative dei singoli partiti che lo sostengono sia la reazione delle Camere che gli danno la fiducia.
Parte la battaglia
Intanto appare evidente che gli alleati andranno proprio a Palazzo Chigi con l'intento di battere cassa. Sicuramente Nicola Zingaretti rappresenta l'unico leader politico della maggioranza che potrà prendere di portare a casa più risultati possibili. Non a caso già ieri ha provato a dettare l'agenda per i prossimi mesi: subito sì al Mes e immediatamente via i decreti Sicurezza. Il quotidiano diretto da Luciano Fontana sottolinea che la disputa sul programma potrebbe aprire a nuovi scenari dopo le presidenziali americane: l'ipotesi del rimpasto sarebbe da escludere, mentre - come spiega un autorevole esponente dem - sarebbe più concreto lo scenario di una "revisione politica degli assetti di governo".
Conte resta molto preoccupato, specialmente alla luce dell'accordo tra Zingaretti e Luigi Di Maio sulla legge elettorale: il proporzionale non contemplerebbe un candidato premier. Il che potrebbe decretare anzitempo il superamento della sua esperienza. Ma in realtà a mettere ansia al premier è anche un'altra pista: il via libera al taglio dei parlamentari sommato alla figuraccia del Movimento 5 Stelle alle Regionali potrebbe spingere i gruppi grillini a resistere fino al 2023, consapevoli che nella prossima legislatura non avranno altrettante sedie, provocando dunque una progressiva destabilizzazione.
Infine resta sempre viva quell'ombra di un incidente in Aula: "Finirà che per rompere lo stallo ci si affiderà a un incidente parlamentare". Anche perché nessuno vuole assumersi la responsabilità di intestarsi una caduta del governo. Così prenderebbe vita la classica crisi senza padri che potrebbe condurre l'esecutivo a far incespicare "casualmente" le Camere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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