Draghi e Cartabia si ritrovano per discutere la riforma della giustizia. Il tema doveva già essere all’ordine del giorno in Consiglio dei ministri prima di Natale, ma l’emergenza Covid e soprattutto i giochi al Colle avevano fatto slittare la discussione. Le recenti parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, però, riaprono prepotentemente il dibattito. Lo stesso Capo dello Stato, nel discorso per il suo secondo giuramento, aveva detto: “Un profondo processo riformatore deve interessare anche il versante della giustizia, per troppo tempo divenuta terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività”.
Scadendo il Csm, che resta in carica fino a luglio, c’è pochissimo tempo per evitare che al voto si vada con le vecchie regole che farebbero nei fatti prevalere la logica delle correnti, già denunciata a più riprese dall’ex magistrato Luca Palamara. Per tale ragione, la ministra Cartabia, ancora una volta, si è recata a piedi a Palazzo Chigi, come suo solito, per affrontare il tanto discusso tema, avviando così un colloquio durato più di tre ore.
Sui contenuti del confronto, Cartabia non fa trapelare nulla, ma rassicura: “Stiamo lavorando, stiamo lavorando”. Secondo alcune indiscrezioni la ministra avrebbe avuto prima uno scambio di vedute con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli e poi appunto con il premier Mario Draghi. Al centro ci sarebbe stata, in modo particolare la riforma del Consiglio superiore della magistratura, che sarebbe la terza modifica dopo quelle già effettuate al processo civile e penale.
L’obiettivo è affrontare la questione, senza perdere ulteriori giorni e rispondendo a quanto richiesto dalla stessa Associazione Nazionale Magistrati che qualche giorno fa aveva esortato l’esecutivo di Palazzo Chigi a fare in modo che una nuova legge fosse varata prima del momento in cui i togati fossero chiamati a scegliere i propri rappresentanti. Il timore, secondo quanto circola nelle voci di palazzo, è che si possa andare avanti con un sistema binominale maggioritario a preferenza unica, meccanismo che secondo molti rischierebbe non solo di mantenere il potere attuale delle correnti, ma di farlo ulteriormente crescere.
L’ipotesi, che però starebbe prendendo piede, nelle ultimissime ore, è quella lanciata su queste colonne, qualche mese fa, da Luciano Violante, che
sottolineò l’importanza di istituire un’Alta Corte con il compito di valutare l’operato dei magistrati, evitando così quello strapotere che nei fatti come un boomerang si starebbe ripercuotendo contro la stessa magistratura.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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