Premierato, autonomia differenziata e separazione delle carriere. Tutti i partiti della maggioranza avranno la loro bandiera da agitare durante la campagna elettorale che porta alle Europee dell'8 e 9 giugno. Come anticipato ieri da Il Giornale, Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno infatti siglato un «accordo politico» (così lo ha definito il ministro Roberto Calderoli durante una riunione ristretta a Montecitorio due giorni fa) per sbloccare i lavori in corso nelle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato. Un'intesa a cui Forza Italia aderisce suo malgrado, visto che l'autonomia è una riforma che non raccoglie consensi al Sud, proprio dove il partito azzurro ha un bacino elettorale importante. Insomma, se fosse stata approvata a urne chiuse, forse sarebbe stato meglio. In cambio, però, Antonio Tajani ha avuto rassicurazioni sulla separazione delle carriere dei magistrati che dovrebbe fare il suo primo passo formale a inizio maggio, con il disegno di legge costituzionale varato in Consiglio dei ministri per poi essere rapidamente incardinato in uno dei due rami del Parlamento.
Dopo settimane in cui premierato e autonomia procedevano a singhiozzo, dunque, la logica a pacchetto ha avuto la meglio e si è arrivati a un via libera complessivo. Anche perché, è la convinzione di chi in Forza Italia conosce la materia, Salvini sul punto avrebbe «puntato i piedi». I sondaggi, infatti, non sono confortanti e in Lega - dove si teme il sorpasso di Forza Italia - c'è più di qualche mugugno da parte della base storica, quella secondo cui in questi anni si sarebbero perse di vista le ragioni del Nord per dedicarsi a progetti lontani come il Ponte sullo Stretto. Con il via libera al ddl sull'Autonomia differenziata, dunque, il leader della Lega può zittire i malumori interni. Forte, peraltro, del fatto che quello che arriverà a maggio dalla Camera sarà il via libera definitivo al provvedimento.
Per quanto le tre partite corrano parallele, infatti, restano in stadi del processo legislativo decisamente diversi. Sempre a inizio maggio, è previsto l'ok dell'Aula del Senato al ddl sul premierato, che - ribadiva ieri Giorgia Meloni - è «la più grande eredità che io posso lasciare». Questa, però, sarà solo la prima lettura, perché il disegno di legge dovrà poi andare alla Camera e - trattandosi di riforma costituzionale - fare anche un secondo giro nei due rami del Parlamento. Insomma, il via libera definitivo è ancora molto lontano, tanto che in Fratelli d'Italia si sono segnati sul calendario la prima metà del 2026 come data più probabile per l'inevitabile referendum confermativo.
E volendo fare una classifica tra quale delle tre riforme sia più vicina alla bandiera a scacchi, ancora più lontana è la separazione delle carriere. Che sempre a inizio maggio partirà dai box del Consiglio dei ministri come ddl costituzionale, per essere subito incardinato nella commissione Affari costituzionali di Camera o Senato. Quasi certamente la prima. Non solo perché è presieduta da un esponente di Forza Italia (Nazario Pagano), ma anche perché sia l'autonomia che il premierato hanno iniziato il loro percorso al Senato.
Anche la separazione delle carriere dei magistrati, però, richiede la doppia lettura, quindi anche in questo caso siamo davanti a un percorso che difficilmente potrà vedere il traguardo prima del 2025. Anche in questo caso con l'incognita del referendum confermativo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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