Riforme, Parisi smonta le balle di Confindustria: "Col No nessun diluvio"

L'imprenditore attacca l'organizzazione che diresse: "Un'analisi da scuola elementare"

Riforme, Parisi smonta le balle di Confindustria: "Col No nessun diluvio"

Stefano Parisi arriva a Matera sotto il diluvio che è anche la metafora del suo concetto: «Non è vero che se vince il No alle riforme ci sarà il diluvio universale». Mister Chili Tv ha tutti gli occhi addosso ma qui, alla festa per il No organizzata da Gaetano Quagliariello, si attiene rigorosamente al tema. Parla solo di riforme costituzionali e usa il piccone. Intervistato dal vice direttore del Giornale Nicola Porro, Parisi smonta una a una le tesi del Sì. Anche a costo di picchiare duro su un mondo molto vicino al suo. Secondo una ricerca del centro studi di Confindustria se vincesse il no l'Italia perderebbe 4 punti percentuali di Pil. Una catastrofe. Parisi, che Confindustria l'ha diretta dal 2000 al 2004, va giù durissimo: "Un'analisi sbagliata che non sta né in cielo né in terra - s'indigna - . È una balla colossale. Ai miei tempi il centro studi era una cosa seria; non faceva analisi da scuola elementare». Quello che concede agli industriali è il loro sentimento di base: «So che le imprese vogliono stabilità ed è giusto. Ma il fronte del No deve far capire a tutti che non c'è o il Sì o il caos. Se Renzi perde non ci sarà il vuoto. Ci sarà solo un nuovo governo".

Porro lo stuzzica: «Eppure è sospettato di essere tiepido sul No». Parisi non ci sta: «Ho sempre detto di No. Solo che il mio No è un No riformatore e non per mantenere la Costituzione così com'è. E non è un No per cacciare Renzi. È un No motivato: per impedire un pasticcio e per fare riforme vere». Riforme fatte tutte insieme, però. Ed ecco che subito s'irrigidiscono gli anti-Nazareni. Ma Parisi corre a precisare: «Macché Nazareni... Dico solo che o le riforme si fanno insieme o escono papocchi». E che non abbia alcuna indulgenza nei confronti del premier lo dimostra poco dopo quando attacca: «Non capisco perché Renzi ha paura di fissare le date elettorali. È stato così anche per le amministrative. Io un sospetto ce l'ho: fosse per lui ci farebbe votare il 24 dicembre. È una vergogna! Bisognerebbe avere più rispetto per gli italiani».

Quindi va a testa bassa sulla campagna per il Sì: «Renzi dice che la sua riforma riduce i costi dello Stato. Ma il risparmio è solo di 50 milioni di euro l'anno. Una cosa miserabile, ridicola». Come ridicolo, anche se Parisi non ride affatto, l'escamotage utilizzato col titolo del quesito referendario che recita «Volete voi ridurre i costi...». «Il quesito entra nel merito - sgrana gli occhi Parisi - questo è un modo incivile di agire. Serve più rispetto per gli italiani».

Porro prova a sostenere le ragioni del Sì: «Però la costruzione delle leggi sarà più veloce...». Mister Chili non ci sta: «Macché. Più del 50% delle leggi avranno bisogno di un passaggio anche in Senato. E poi ci sarà uno stallo tra Camera e Senato».

Ma forse quello che spaventa di più Parisi è la parte che riguarda le competenze: «Viene cancellato ogni tipo di federalismo mentre occorre riportare la responsabilità sugli enti locali». Enti locali che non vengono difesi a prescindere: «Le Regioni sono in crisi - sentenzia Parisi -. E sono troppe. Preferirei poche macro Regioni. Che senso ha avere la Basilicata che ha meno abitanti di un quartiere di Milano?». Che detto qui a Matera.... Però la sala applaude.

Ad ascoltare in prima fila anche Giulio Tremonti, e gli azzurri Giuseppe Moles e Maurizio Gasparri. Con quest'ultimo dà vita pure a un siparietto: un abbraccio caloroso e un «Forza Roma eh...». Chissà, magari domani anche un «Forza Italia!».

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