Roma Un'ultima giornata di campagna elettorale piena di impegni per Alfio Marchini, candidato sindaco di Roma del centrodestra nella sua versione originale e più moderata. Riusciamo a contattarlo prima della chiusura a Ostia, la porta sul mare della Capitale, luogo simbolo della commistione di interessi tra la vecchia amministrazione di centrosinistra e la malavita locale. Marchini vuole porsi come portatore di una profonda discontinuità attraverso la scelta di rinunciare all'emolumento di carica per lui e la sua squadra fin quando non riuscirà ad abbassare le tasse dei romani. Ne è talmente convinto da affermare che, se non votassero per lui, i romani si troverebbero di nuovo alle urne in meno di due anni.
Ingegner Marchini, che messaggio vuole lanciare nell'ultimo giorno di campagna elettorale?
«In tre anni abbiamo onorato la vostra fiducia. Ora vogliamo meritarci la vostra gratitudine per ciò che siamo sicuri di saper fare nei prossimi cinque anni. Cominceremo con l'abbassare l'Irpef fino al 50% rifinanziando ad un tasso di mercato il debito. Rinunceremo ad ogni stipendio fino a quando non inizieremo ad abbassare le tasse dei romani».
Roma Capitale ha un debito di 13,6 miliardi di euro. Come pensa di poter governare questo macigno?
«Usando la stessa norma usata dalle Regioni, Roma ridurrà il tasso di interesse sul debito grazie ad una emissione ad hoc di Btp. Ciò consentirà il taglio delle tasse e la riduzione del debito stesso».
Lei ha spesso sottolineato di aver instaurato un ottimo rapporto con i cittadini delle periferie che vivono in condizioni difficili. Cosa pensa di fare per loro?
«La chiusura dei campi rom. Il potenziamento del trasporto pubblico. L'estensione dell'impiego dei militari anche nelle periferie. Il rilancio, con Michele Placido, dei teatri e della cultura. E, soprattutto, fare ripartire l'economia della città, ridando il lavoro a chi lo ha perso e una speranza di futuro ai giovani».
Atac, municipalizzata dei trasporti, ha cumulato oltre un miliardo di perdite in otto anni nonostante sostanziosi contributi pubblici. Non è meglio liquidarla?
«In tutto il mondo con i trasporti si guadagna. Basta riorganizzare l'azienda e noi sono tre anni che abbiamo studiato ogni azione. Basta alzare i tornelli nella metro in modo da far pagare il biglietto a tutti e ciò comporterà un incasso di oltre 300 milioni l'anno».
Nella gestione delle gare di appalto come potrà garantire che non ci siano infiltrazioni del «mondo di mezzo» che tanto ha proliferato nella Capitale?
«Ho già dimostrato di essere forte con i poteri forti ed incorruttibile con i poteri marci. Con noi mai più gare al massimo ribasso: hanno solo abbassato la qualità, lasciando invariati corruzione e costi».
Può garantire che Roma non sarà sommersa dai rifiuti come accaduto di recente? E cosa farà per Ama (la municipalizzata della nettezza urbana) che ha oltre 1,2 miliardi di debiti?
«Congelando momentaneamente l'incremento della differenziata che è costata 45 milioni di tasse in più negli ultimi due anni. Prima gli impianti. Oggi Ama si carica solo i costi, regalando alla concorrenza tutti i ricavi. Una follia».
Cosa pensa del pedaggiamento del GRA proposto da Matteo Salvini?
«È una sue vecchia idea. Sbagliata. Dobbiamo far ripartire l'economia e di tasse a Roma se ne pagano fin troppe a fronte di servizi scandalosi».
Cosa prevede il suo piano contro le buche?
«Le imprese dovranno garantire finanziariamente la qualità dell'intervento e accollarsi gli oneri di eventuali riparazioni. Vedrà che così magicamente le strade di Roma saranno come quelle di Londra!».
La sua squadra di governo riunisce personalità di provenienze diverse. Un rischio o un'opportunità?
«Un'opportunità e un dovere. Non esiste l'uomo solo al comando».
Cos'è cambiato con l'appoggio di Silvio Berlusconi?
«Alcuni miei vecchi elettori hanno temuto di aver perso quella autonomia dai partiti che ci ha sempre caratterizzato. La generosità e la assoluta non ingerenza di Berlusconi hanno dissipato ogni dubbio e con lui andremo a vincere!».
Nella malaugurata ipotesi che non riuscisse a prevalere, cosa accadrebbe al Campidoglio? Vi sarebbe ugualmente stabilità politica?
«Tra massimo due anni si ritornerebbe a votare».
Come voterà al referendum di ottobre?
«No. Le costituzioni si cambiano con una assemblea costituente e non a colpi di maggioranza».
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