Riparte l'attacco a Mariupol: colpita l'acciaieria Azovstal. "I civili deportati in Siberia"

Scoperta un’altra fossa comune. Kiev: "La peggiore catastrofe umanitaria della storia". Mosca blocca l’evacuazione dei civili.

Riparte l'attacco a Mariupol: colpita l'acciaieria Azovstal. "I civili deportati in Siberia"

Al checkpoint Vesel-Voznesenivka, sul confine tra Ucraina e Russia a sud di Luhansk, arrivano ogni giorno cittadini deportati da Mariupol. Sono per lo più persone vittime d'inganno: credono di partire alla volta di Zaporizhzhia, la rotta concordata con la Croce Rossa, ma in realtà gli autobus puntano verso la Russia, o come accaduto ieri nella città occupata di Dokuchaevsk. Al checkpoint subiscono perquisizioni e spesso il sequestro dei documenti. Il viaggio continua, con destinazione Vladivostok, al confine con la Cina, Cheboksary, sul fiume Volga, capitale della repubblica dei Ciuvasci, e Sakhalin, isola dell'estremo oriente russo. Fino a qualche giorno fa sull'argomento delle deportazioni si erano sprecati fiumi d'inchiostro, anche se i russi avevano bollato la vicenda come propaganda di Kiev. Ieri però è spuntato un video, pubblicato da Petro Andriushchenko, consigliere del sindaco della località portuale. Le immagini risalgono all'8 aprile e catturano i volti di intere famiglie trasferite a Cheboksary, a 1.200 km da Mariupol. Nel filmato si sente la voce di un soldato russo che spiega con fare irrisorio «in Ucraina c'è una grave malattia. Appena troveremo il modo di curarla potrete tornare a casa». Andriushchenko rivela che soltanto nella giornata a cui si riferisce il video sono stati deportati 466 residenti di Mariupol, tra cui 106 bambini, «ma abbiamo le prove che ciò accada ogni giorno. Stiamo verificando di 90 bambini che giovedì sono stati portati con la forza a Vladivostok». Una volta in Russia, dei civili non si riesce più a sapere nulla.

Verrebbe da dire che almeno sono vivi, condizione agli antipodi delle migliaia di vittime che i russi raccolgono dalle strade per poi seppellire in fosse comuni. Sarebbero più di 10mila le persone tumulate nei dintorni di Mariupol. Lo si evince dalle foto satellitari di Maxar Technologies, che hanno mostrato al mondo il gigantesco cimitero allestito nella località di Manhush, ma anche da quelle pubblicate venerdì dal consiglio comunale e fornite da Planet Labs, che evidenziano una fossa di 45 per 25 metri che potrebbe contenere i corpi di almeno un migliaio di residenti. Il sito si trova fuori dal villaggio di Vynohradne, a est di Mariupol. Ironia della sorte, non molto distante dal cimitero della città, distrutto nei primi giorni di bombardamenti. Purtroppo i russi stanno continuando con le loro azioni di «pulizia». Ieri è iniziato lo sgombero delle macerie del teatro Moderno, colpito il mese scorso, e dei sotterranei dove si nascondevano centinaia di civili. Gli invasori infilano i cadaveri recuperati in sacchi di plastica, poi a bordo di trattori e camion li spostano nella zona industriale di Nikolske, in attesa della sepoltura sommaria a Manhush.

L'orrore purtroppo a Mariupol sembra non conoscere la parola fine. Le forze armate russe hanno ricominciato gli attacchi aerei e terrestri contro l'acciaieria Azovstal. Il nemico sta cercando di strangolare l'ultima resistenza dei miliziani, forse non più di mille, che non si sono arresi nonostante gli ultimatum di Mosca. Il presidente Zelensky ritiene che al momento uno sblocco della situazione con intervento militare non sia possibile. Per il premier Denys Shmyhal l'incessante martellamento dei russi sta costituendo «la peggior catastrofe umanitaria di questo secolo. Vedremo le atrocità terribili compiute quando la città sarà liberata». Shmyhal stima che a Mariupol siano ancora bloccate almeno 100mila persone.

Anche ieri per loro l'apertura di un corridoio umanitario si è rivelata un fallimento. Intorno alle 11 i residenti si sono riuniti vicino al punto di evacuazione concordato, il centro commerciale «Port City», ma i russi li hanno dispersi sparando in aria e annunciando nuovi bombardamenti.

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