Il ritorno strategico delle battaglie navali. E l'Italia mette in acqua la sua flotta globale

Gli Houthi nel Mar Rosso hanno mostrato i danni che si possono infliggere bloccando un canale. Il destino di Taiwan dipende anche dal mare. Il nostro Paese impegnato dal Mediterraneo all'Oceano Pacifico

Il ritorno strategico delle battaglie navali. E l'Italia mette in acqua la sua flotta globale

Allarme rosso: Lancio missilistico dallo Yemen, tuona l'altoparlante di nave Caio Duilio. Il cacciatorpediniere è il comando tattico dell'operazione europea Aspides (Scudo) nel Mar Rosso per difendere i mercantili dalla minaccia degli Houti spalleggiati dall'Iran. Ieri un missile balistico antinave è stato lanciato dagli Houthi filo iraniani contro il cargo Hope Island di proprietà inglese, ma gestito da italiani. La portaerei Garibaldi ha operato in Norvegia per l'esercitazione Nordic response 24 della Nato, un forte segnale ai russi, assieme alla nave anfibia San Giorgio e con cinquanta unità di diversi paesi. Il 6 aprile la nave scuola Amerigo Vespucci, impegnata nel giro del mondo come fiore all'occhiello dell'Italia, ha doppiato a vela Capo Horn. Le nostre forze partecipano dall'8 al 21 aprile all'esercitazione Sea Shield nel Mar Nero e sul Danubio a guida romena. E la portaerei Cavour, l'ammiraglia italiana, con la sua squadra navale, salperà per l'Estremo Oriente dove la tensione è sempre alta per le mire cinesi su Taiwan. Una flotta globale che lo scorso anno ha dispiegato in media, ogni giorno in mare, 30 navi, due sommergibili e una dozzina di assetti aerei (in tutto 4mila marinai). Metà delle unità sono state schierate al di fuori del Mediterraneo nella riedizione moderna della politica delle cannoniere, oggi chiamata diplomazia navale. «In un mondo globalizzato non c'è nulla di troppo lontano. Non bisogna pensare in termini di distanza geografica, ma di interesse nazionale dal Mediterraneo all'Indo Pacifico» spiega al Giornale l'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, che è stato capo di stato maggiore della Marina e della Difesa. I numeri della centralità del mare» parlano chiaro: 90% del traffico merci mondiale e il 25% di impatto sul prodotto interno lordo italiano.

«Aspides dal punto di vista dell'interesse nazionale è una missione fondamentale per la sicurezza e la nostra economia. I porti di Trieste, Genova e Gioia Tauro sono destinati a subire grosse perdite di traffico se non si garantirà l'assoluta libertà di navigazione. Americani e inglesi bombardano i siti di lancio nello Yemen. La nostra missione è difensiva, ma attiva. Se arriva un barchino minato o un drone dobbiamo tirarli giù», spiega Giuseppe Lertora, che ha ricoperto l'incarico di Cincnav, comandante della squadra navale. E il Duilio ha già intercettato tre droni degli Houthi abbattendoli con i cannoni Oto Melara. La prima azione di guerra della Marina militare dalla fine del secondo conflitto mondiale.

I passaggi attraverso Suez sono crollati del 50%. E per il canale viaggiava il 40% dell'import-export marittimo italiano. Non solo: le portacontainer che facevano scalo da noi adesso che devono circumnavigare l'Africa potrebbero puntare sui porti di Le Havre, Rotterdam e Amburgo. Non è un caso che all'Italia sia stato affidato il comando tattico dell'Aspides con il contrammiraglio Stefano Costantino a bordo del Caio Duilio. «Esiste un obiettivo strategico di accerchiare l'Europa dall'Ucraina, all'Africa fino ad Israele - sostiene Binelli Mantelli -. Un disegno che fa comodo alle grandi potenze orientali, Russia e Cina, per indebolire l'Occidente e in particolare il nostro continente». A presidiare l'area oltre lo stretto di Bab el-Mandeb la Marina schiera anche la fregata lanciamissili Federico Martinengo, che ha preso il comando della missione antipirateria Atalanta.

«Nel Mediterraneo abbiamo ampliato notevolmente l'area di sorveglianza arrivando a due milioni di chilometri quadrati», fa notare Lertora. Il fulcro del dispiegamento navale italiano rimane il Mare Nostrum. Mediterraneo sicuro, una delle missioni più importanti, arriva a schierare fino a 6 fra navi e sommergibili, come la fregata Carlo Bergamini. Gli obiettivi sono la difesa delle linee di comunicazione marittime, il controllo del dominio subacqueo, la protezione dei nostri pescherecci, della flotta nazionale e delle piattaforme off shore. A Tripoli, nella base navale di Abu Sitta, è sempre ormeggiata una nave in appoggio tecnico-logistico alla Marina libica. L'Italia aiuta anche la Guardia costiera nella lotta all'immigrazione illegale. Altre unità, come il cacciamine Viareggio e il pattugliatore polivalente d'altura Morosini, hanno partecipato alla missione Noble Shield e fanno parte del gruppo marittimo Nato che garantisce la deterrenza nel bacino del Mediterraneo dove non mancano incursioni russe. Per l'ex Cincnav «l'attività russa è tornata ai tempi della Guerra fredda». La nuova missione Fondali sicuri con nave Vieste protegge gli spazi di mare dove corrono le infrastrutture critiche come linee dati ed energetiche. L'operazione è stata lanciata nel 2022 dopo il sabotaggio del gasdotto Nord stream nel Mar Baltico. E proprio nel Nord è stata schierata la fregata Luigi Rizzo per l'operazione Brilliant Shield voluta dalla Nato dopo l'invasione dell'Ucraina come scudo navale per i paesi Baltici e la Polonia. Dal 3 al 14 marzo la portaerei Garibaldi e nave San Giorgio con unità da sbarco della brigata San Marco hanno partecipato all'esercitazione Nordic response 24 nell'area fra Norvegia, Svezia e Finlandia, neo membri della Nato.

La mobilitazione per contenere l'orso russo prevede pure, come ha annunciato il ministro Crosetto in Parlamento, la partecipazione italiana alla Coalizione marittima, guidata da Gran Bretagna e Norvegia, per «la ricostituzione della Marina ucraina». Lertora fa notare che «secondo l'espressione mare-oceano lo spazio Euro-Atlantico è collegato all'Indo Pacifico. La Cina ha più navi degli americani e nel 2030 supererà anche il gap tecnologico. Vuole dimostrare di essere la padrona dell'Indo-Pacifico».

Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in visita a Tokyo agli inizi di febbraio, ha confermato l'invio di una squadra navale guidata dall'ammiraglia italiana Cavour per addestramento congiunto con la Marina giapponese a cominciare dalla portaerei Kaga. Prima ancora le unità italiane parteciperanno all'esercitazione Pitch Black a Darwin.

La squadra navale italiana opererà nell'Indo-Pacifico per sei mesi a cominciare da giugno. E parteciperà, per la prima volta, alla più grande manovra navale del mondo, la Rim of the Pacific Exercise, a guida americana dal quartier generale di Pearl Harbour.

Il vero problema della flotta globale, però, è la carenza di personale. Il parlamento ha approvato l'aumento di 3.250 uomini arrivando ad un totale di 30.500 militari.

La Marina sottolinea che «non è risolutivo a fronte dell'esigenza minima utile a fronteggiare gli impegni, calcolata in almeno 35.000 unità». E il modello più adeguato alle sfide di oggi è di 39mila marinai. In pratica mancano all'appello almeno 5mila marinai.

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