È stato da sempre il sogno di tutti i medici oncologi del mondo, quello di fare diagnosi precoce di un tumore maligno con una semplice analisi del sangue, ovvero con un prelievo venoso, una «Biopsia Liquida» che riconosca e identifichi la malattia con estrema precisione in persone apparentemente sane, una chimera che oggi sta diventando realtà.
Con un algoritmo creato dall'Intelligenza Artificiale si può rivelare, con una sensibilità senza precedenti, se nel sangue persistono nuove o vecchie tracce di DNA tumorale specifico, e quindi di un potenziale rischio di sviluppare un tumore in chi non ne ha mai sofferto, oppure di una recidiva per chi è già stato operato di cancro e considerato guarito. Con questa tecnica infatti si può predire la possibilità, anche remota, di produrre un tumore oppure che la malattia ritorni a farsi notare in chi in passato si era ammalato e si era curato, e questa evenienza, in ambedue i casi, la si può prevedere molti mesi o addirittura anni prima che lo facciano i metodi clinici e radiologici standard in uso fino ad oggi, cioè quando una lesione neoplastica risulta ancora assolutamente invisibile alle varie Ecografie, Tac, Rmn o alle Pet.
Uno studio condotto da un team di ricercatori del Memorial Sloan Kettering Center, della Weil Cornell Medicine, del Genome Center e del Presbyterian, tutti Centri Oncologici con sede a New York, pubblicato su Nature Medicine, ha comunicato di aver addestrato e programmato l'Intelligenza Artificiale a riconoscere nel sangue un particolare frammento di DNA tumorale, chiamato ctDNA, una sequenza molecolare identitaria dei tumori maligni di molti tipi ed organi, e che è stato infatti individuato in centinaia di pazienti considerati guariti e in precedenza affetti da cancro al polmone, al pancreas, al seno, al colon retto, ovaie e melanoma, con un sistema chiamato MRD-EDGE, in grado di riconoscere le mutazioni tumorali, senza che in questo studio sia stato registrato alcun falso negativo. Questo significa che, dopo l'intervento chirurgico e le cure oncologiche, quelle persone nelle quali nel sangue non era più presente il ctDNA erano considerate libere del tutto dal cancro, a differenza di quelle in cui, anche se apparentemente sane, e negative a tutti gli esami radiologici di controllo, era ancora presente in circolo, per cui sono state sottoposte a stretto monitoraggio poiché considerate a rischio di una potenziale ripresa del tumore ancora invisibile ai raggi X.
Questa tecnica si basa sul fatto che il cancro, anche negli stadi precisissimi di malattia, rilascia nel circolo sanguigno molecole esclusive del tumore, con frammenti di DNA tumorale, e tale tecnica è stata testata anche su oltre 6mila persone, di età superiore a 50 anni, che non avevano mai avuto una pregressa diagnosi di tumore, e nell'1,4% di esse (92 persone su 6621) il test è risultato positivo, ovvero ha indicato la presenza del ctDNA con caratteristiche tumorali, e in seguito, e in tempi differenti, la malattia oncologica è stata effettivamente trovata e diagnosticata negli stessi pazienti anche con gli esami standard. Il che dimostra che questa «Biopsia liquida» ha un eccellente tasso di specificità e potrebbe essere, in un breve futuro, utilizzata anche come screening nella popolazione generale, o in tutti coloro che vogliono sapere se saranno eventualmente a rischio di ammalarsi di tumore.
Una eventualità che potrebbe mettere in ansia ed impaurire migliaia di persone, o indurle a fare gli scongiuri, ma è noto che con il cancro prima si arriva ad una diagnosi certa, e prima si iniziano le cure per avere le maggiori possibilità di guarigione, per questo oggi tutti gli screening oncologici, quali mammografie, pap-test, ecografie, Tac total body, colonscopie ecc., servono proprio ad intercettare la malattia in tempo utile per debellarla completamente.
Il vantaggio di questa «Biopsia liquida» è però indubbio e per ora viene testata ed utilizzata solo nelle persone che hanno già sofferto di tumore, per valutare se la rimozione chirurgica e le terapie effettuate hanno avuto il successo sperato e se hanno portato a effettivamente a guarigione, ma è bene sottolineare che questo esame, se eseguito nelle persone sane mai ammalate di tumore, nelle quali è ancora oggetto di studio e ricerca, non indica il tipo istologico di eventuali neoplasie, o l'organo che probabilmente verrà interessato dalla malattia, come fanno le normali biopsie su tessuti specifici, ma è utilizzato solo ed esclusivamente per identificare marcatori tumorali prognostici eventualmente circolanti e predittivi di una probabile futura malattia oncologica. Le cellule tumorali circolanti nel sangue infatti, che si distaccano dalla neoplasia principale per andare in circolo, sono generalmente in numero esiguo, mentre la ricerca dei frammenti di ctDNA, provenienti dal cellule sia morte che vive, e che può essere ripetuta quando necessario, è un indicatore preciso della presenza del nuovo pericolo, o di quello ancora persistente nei soggetti operati e curati, quindi destinati ad un monitoraggio più stringente di vigilanza.
Al contrario se tale esame viene eseguito su soggetti che non hanno mai sofferto di patologia neoplastica e risulta positivo, si potrebbe intraprendere una serie di controlli screening per individuare, nei mesi o anni successivi, l'eventuale tumore nelle sue fasi neonatali, ovvero appena insorto e quindi facilmente aggredibile chirurgicamente o terapeuticamente.
Comunque questa straordinaria tecnica innovativa, alla quale hanno contribuito gli scienziati sviluppatori di biopsie liquide, ci indica che siamo sulla strada giusta per la diagnosi precoce di tutti i tumori maligni, quando essi cioè sono ancora nella fase iniziale, sono silenti, nascosti e non provocano alcun sintomo nei soggetti ignari, ed il test sarà ancora più utile per le neoplasie che non hanno ancora uno screening dedicato, come quelle del pancreas o delle ovaie, anche se questo nuovo esame non è una soluzione immediata o a breve termine del problema della diagnosi precoce, per ottenere la quale bisogna ancora seguire le linee guida e gli screening oggi raccomandati.
Questo metodo, il percorso verso un esame del sangue universale contro il cancro, è soprattutto stato pensato e realizzato allo scopo di ridurre fortemente la
mortalità del grande killer del secolo, quello che con i suoi numeri di letalità ancora resiste in vetta alle classifiche di tutto il mondo. Batterlo sul nascere sarebbe la più grande vittoria umana e scientifica del secolo.
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