Da Tropparaso a Pocaraso. È stata una domenica di attesa a Roccaraso, località sciistica dell'Alto Sangro, in Abruzzo che è stata la capitale trash d'Italia per una settimana, dopo l'invasione di gitanti napoletani di domenica scorsa, i video virali, le polemiche sulla presunta inciviltà degli ospiti e sull'incapacità da parte dell'amministrazione comunale di gestire la situazione, con contorno di razzismo contro tutti i napoletani, che si sono sentiti additati come «unni» da molti giornali.
Ieri era la domenica della verità. Roccaraso come avrebbe reagito a un'altra invasione? E invece ieri sulle piste e nelle strade del piccolo comune c'erano quasi più giornalisti che visitatori. Alla fine il bilancio è stato di 10mila persone nell'intero comprensorio dell'Alto Sangro, con 2.500 campani giunti a bordo di una cinquantina di bus autorizzati. E il sindaco del paesino, Francesco Di Donato, che la scorsa settimana aveva guidato la campagna contro gli «invasori», sembrava ieri quasi deluso: «Un calo di presenze ma il messaggio che deve passare non è quello che dobbiamo essere di meno», anche se alla fine c'è soddisfazione perché il meccanismo di filtro degli arrivi ha funzionato «e diventa un modello anche per i prossimi weekend, fino al 2 marzo».
Ma perché si è passati in una sola settimana dai muri di gente infagottata in tute da sci anni Novanta acquistate di seconda mano nei negozi vintage alla normalità di una domenica affolllata il giusto? I fattori sono molti. Intanto il numero chiuso disposto dal sindaco, con preautorizzazione dei bus in arrivo da Napoli e blocco «doganale» al confine con il comune di Rionero Sannitico. Poi il tempo poco clemente, nebbia e pioggio. Poi il fatto che ieri sera il Napoli giocasse contro la Roma, mentre lo scorso fine settimana aveva anticipato al di sabato. Ma soprattutto l'assenza annunciata di Rita De Crescenzo, la prosperosa regina di Roccaraso che ieri ha abdicato anche perché, pare, un po' influenzata. Era stata lei, infatti, coi suoi 1,7 milioni di follower, a rendere virale la località abruzzese tra i napoletani con i suoi video eccessivi e commentati in un italiano a dir poco alternativo. La sua assenza è stata lancinante: «Senza di me non ci sono invasioni. Ora vado a Ovindoli», si lascia sfuggire e nella località ai piedi del monte Magnola stanno già preparando i sacchi di sabbia.
A compensare la mancanza della De Crescenzo un suo collega, Anthony Sansone, che per tutta la settimana aveva annunciato un suo pullman di amici e seguaci e anche qualche giornalista. Ieri Sansone si è fatto notare soprattutto per lo scontro all'arma bianca con il deputato di Avs e moralizzatore Francesco Saverio Borrelli, giunto in Abruzzo a fare lo sceriffo della napoletanità sana. Inutile dire che si è trattato di un autentico scontro di civiltà. Borrelli ha attaccato il tiktoker: «Noi siamo la Napoli che ama Luciano De Crescenzo e Sophia Loren, voi tiktoker non ci rappresentate». Sansone ha risposto: «Domenica scorsa io non c'ero, mi dovete delle scuse». Insomma, nel tutti contro i napoletani, c'è anche il derby napoletani bene contro plebe. Ognuno scelga per chi parteggiare.
E intanto c'è un particolare inquietante sull'invasione del 26 gennaio: l'anomala quantità di banconote da 20 euro scambiate quel giorno fa sospettare un
possibile giro di riciclaggio di denaro sul quale stanno lavorando finanzieri e carabinieri. Alla fine la carta argentata del panino gettata sulla neve potrebbe non essere la cosa più sporca della domenica folle di Roccaraso.
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