Torino Ci sono volute oltre tre ore di lavoro da parte di sei squadre dei vigili del fuoco per domare le fiamme che ieri mattina hanno devastato una parte del tetto della Cavallerizza Reale, il gioiello barocco nel cuore della città di Torino. Il rogo è divampato all'alba, distruggendo oltre 400 metri quadrati della struttura, lungo il lato di via Rossini, dove è crollato anche una porzione del tetto. La parte maggiormente coinvolta è quella delle Pagliere, un deposito abbandonato e stipato di rifiuti, lasciati lì da anni. L'incendio, oltre a danneggiare l'antica dimora dei Savoia - tutelata dall'Unesco dal 2014 - ha messo a rischio anche l'incolumità di una trentina di giovani che da anni passano la notte proprio in quel lato della Cavallerizza Reale, occupando laboratori artistici e diverse stanze di alcuni edifici. Una occupazione abusiva che risale al 2015, fatta in segno di protesta per impedire la vendita del complesso, decisa dall'allora sindaco Piero Fassino.
Il complesso ottocentesco appartiene per metà - sul lato del Teatro Regio - alla Cassa depositi e prestiti e per l'altra metà - fra cui la parte andata a fuoco -, dal 2010, a un fondo della città di Torino. Spente le fiamme, il prefetto Claudio Palomba ha posto sotto sequestro l'intera area, anche per permettere ai periti ed ai tecnici di svolgere le indagini per appurare la natura del rogo che ha un precedente, quando nel 2014 le fiamme distrussero i magazzini del Circolo dei Beni Demaniali. In quel caso si trattò di un incendio doloso, appiccato con cinque bottiglie di liquido infiammabile. «Quanto accaduto ci preoccupa - ha detto la soprintendente ai Beni architettonici Luisa Papotti -. Ci sono danni importanti ma non sono tali da immaginare di non poter ricostruire. Purtroppo in questi ultimi anni ci sono stati molti segnali di allarme e la soprintendenza ha richiamato più volte la proprietà ad avere maggiore attenzione sullo stato del bene».
Spento il rogo alla Cavallerizza Reale, a divampare sono state le polemiche, soprattutto sull'occupazione abusiva della di ora storica, mai contrastata dalla giunta dei 5Stelle. «L'importante è che le fiamme siano state domate - ha detto il sindaco Chiara Appendino -. L'incendio poteva creare molti più danni, invece non sono state intaccate le aree dell'Auditorium Rai e nell'Archivio. Per il rilancio della Cavallerizza ci siamo dati l'obiettivo di chiudere per il 31 ottobre lo studio per dare una vocazione alle aree del complesso e manterremo i tempi. Oggi non dobbiamo concentrarci su l'occupazione abusiva ma sul fatto che questa dimora ha bisogno di un futuro». Parole forti arrivano dal presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio: «La Cavallerizza Reale dovrebbe attrarre i turisti e non ospitare abusivi. Quanto accaduto è un fatto gravissimo, sacche di abbandono simili nel salotto cittadino non devono esistere. È inaccettabile che in Italia si lasci in mano a illegalità e abusivi monumenti che sono patrimonio Unesco dell'umanità. La Regione - ha concluso il governatore Cirio - è pronta a stanziare risorse già disponibili, ma le cose non si fanno mai da soli».
«Lasciar gestire un patrimonio artistico della città ai centri sociali? - rincara la dose Fabrizio Ricca, capogruppo della Lega al Comune di Torino -, Appendino pensava fosse una mossa intelligente e comoda, invece ha compromesso il tetto della Cavallerizza e farà lievitare i costi di riqualificazione. I problemi vanno gestiti e non dimenticati sotto una coperta di buoni propositi che in realtà è semplice menefreghismo. Questo incendio ha responsabilità dirette e indirette: una è sicuramente la scarsa attenzione dell'amministrazione».
«La Cavallerizza che brucia è l'ennesimo sfregio alla città della sindaca Appendino -, afferma Silvia Fregolent, deputata di Italia Viva - Non aver deciso cosa fare dello stabile per non scontentare i suoi elettori ha prodotto questo capolavoro. Mai con questi cialtroni».
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