
Si terrà sabato a Roma il secondo round di colloqui sul nucleare iraniano. Dopo il primo incontro a Muscat, capitale dell'Oman, sabato scorso, l'Italia diventa teatro di mediazione nelle trattative che puntano a fermare il programma con cui Teheran punta a sviluppare armi nucleari fino all'atomica. «Abbiamo ricevuto la richiesta da parte delle parti interessate e da parte dell'Oman, che svolge un ruolo di mediatore, e abbiamo dato una risposta positiva - ha spiegato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani - Siamo pronti ad accogliere, come sempre, incontri che possano essere portatori di risultati positivi, in questo caso sulla questione nucleare. Roma si conferma capitale di pace, di mediazione, non è prima volta che ci sono colloqui di questo tipo nel nostro Paese», ha aggiunto Tajani. «Noi siamo disposti a fare tutto ciò che serve e continueremo a sostenere tutti i negoziati che possono portare a risolvere la questione del nucleare ma anche a costruire la pace», ha proseguito il titolare della Farnesina.
Non si sa ancora chi saranno i delegati. Ieri l'inviato statunitense Steve Witkoff, reduce dall'incontro in Oman, ha parlato con Ron Dermer, ministro degli Affari strategici di Israele e più stretto consigliere del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, riguardo al primo round Usa-Iran.
E Donald Trump si è espresso con i suoi soliti toni, ricordando che quando lui era presidente, «l'Iran era completamente al verde, ma io voglio che loro siano una nazione grande e ricca. Solo una condizione: non possono avere un'arma nucleare». Poi l'avvertimento: «Se dovremo fare qualcosa di duro lo faremo, non per noi ma per il mondo».
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