Sembra quasi un'altra città la capitale della fase due. Strade sgombre e fresche di asfalto, perché la sindaca Raggi ha approfittato del lockdown per coprire qualche buca, poco traffico sulle consolari e sul Raccordo Anulare, mezzi pubblici semi vuoti, ma soprattutto romani per lo più disciplinati, quasi tutti con la mascherina e attenti a mantenere il distanziamento. Anche nei parchi, che sono tornati ad animarsi. Pochi controlli, tanti runner e bambini felici di stare finalmente all'aria aperta, nonostante le aree giochi transennate.
Qualcuno si mette in fila diligentemente per prendere cappuccino e cornetto nei pochi bar a cui conviene tenere aperto, ma certo la colazione a portar via, nei bicchieri di plastica, non è la stessa cosa. Gli appelli del premier Conte al senso di responsabilità di ciascuno, comunque, non sembrano caduti nel vuoto. Certo, non è ancora il 18 maggio, quando si allenteranno ulteriormente le maglie e riapriranno i negozi, ma ieri è stata una prova generale importante, con moltissimi romani tornati al lavoro e le strade di nuovo popolate. Niente resse, però. Neanche sui mezzi pubblici, l'anello più debole della ripartenza, costretti a viaggiare al 50 per cento della capienza. In alcune tratte periferiche, come alla stazione Laurentina della metro B, qualche assembramento c'è stato. Lo stesso all'Anagnina, alle sei del mattino, con tanta gente in fila per raggiungere i convogli. Pochi controlli e posti in piedi anche sulla Roma-Lido, tratta strategica per i pendolari. Alla fermata di Acilia i vagoni si sono riempiti e addio distanziamento. Per il resto, in centro città, gli autobus hanno viaggiato con poche persone, rendendo praticamente inutili i marker sui sedili per aiutare a mantenere le distanze. Lo stesso in metro, dove i funzionari dell'Atac piazzati all'ingresso delle fermate per regolare il flusso dei passeggeri, facevano accedere ai treni non più di trenta persone ogni tre minuti. Nonostante gli annunci, la segnaletica orizzontale non c'è ancora in tutte le banchine. E chissà se arriverà. Qualche maleducato che ignora le indicazioni e non indossa al mascherina c'è sempre. In questi casi il personale ha le armi spuntate, tutt'al più può chiedere l'intervento delle forze dell'ordine. Sugli autobus c'è un apposito pulsante per gli autisti nel caso in cui il mezzo si riempa troppo. Ma non è servito. Di gente in giro ce n'è poca. Sarà diverso tra due settimane, quando ripartiranno quasi tutte le attività economiche. Quello sarà il vero banco di prova. Alla stazione Termini ci sono poche centinaia di viaggiatori, tutti con le protezioni, molti studenti che tornano a casa dopo due mesi di quarantena. I controlli sono serrati. Ci sono percorsi a terra per disciplinare i flussi di marcia, transenne per regolare l'accesso ai binari. La Croce Rossa misura la temperatura a tutti i viaggiatori in arrivo e in partenza. Prima di salire sui treni bisogna compilare un'autocertificazione, ma tutto scorre liscio. Fuori dalla stazione, una lunga fila di taxi.
Gli autisti sono sconsolati: «Fino a ieri facevano un passeggero al giorno, magari oggi due», dicono.Scene diverse, di ordinaria mobilità pre-Covid, si sono viste a Napoli, dove sui treni della Circumflegrea sono stati segnalati centinaia di passeggeri ammassati in barba alle misure di sicurezza.
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