Salis, magistrati contro le toghe rosse

Nelle chat interne i pm di sinistra minimizzano i reati dell'italiana detenuta. E volano insulti

Salis, magistrati contro le toghe rosse
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«Oscena propaganda», «mail surreale», «hai perso un'occasione per tacere». Volano polemiche e mezzi insulti, sulle mailing list della magistratura organizzata. Al centro di tutto c'è l'appoggio «senza se e senza ma» alla causa di Ilaria Salis, la docente precaria rinchiusa da un anno in Ungheria, espresso da «Area», la corrente dei giudici di sinistra. Il comunicato del 31 gennaio delle «toghe rosse» liquidava come bagatelle i reati di cui è accusata la donna («aver procurato alle vittime ferite guaribili in sette giorni») e invitava i colleghi a boicottare gli incontri di studio dei giudici europei previsti a Budapest. Un comunicato che ha suscitato l'indignazione anche di magistrati progressisti. E il clima sulle chat si è fatto rovente.

Il primo ad andare all'attacco è Mario Morra, giudice a Milano. Che definisce il comunicato di Area «veramente censurabile», «si possono esprimere critiche sulle condizioni di detenzione della Salis senza giustificare o minimizzare l'azione criminale per cui si procede, ovvero un'aggressione selvaggia alle spalle, in 10 contro 1, con l'utilizzo di martelli e spranghe anche quando la persona colpita era ormai inerme (...) quali idee professassero le vittime (che in quel momento stavano tornando a casa pacificamente) dovrebbe essere irrilevante per dei magistrati». Morra accusa Area di «giustificare la condotta perchè diretta contro soggetti impresentabili» «parlando falsamente di scontri durante la manifestazione». A stretto giro di mail gli risponde il giudice napoletano Giuseppe Sepe, esponente di spicco di Area, ribattendo che «non c'entra la gravità del reato contestato, per il quale vale per Salis come per tutti la presunzione di innocenza», e punta il dito contro le condizioni di detenzione della Salis «inaccettabili nella civile Europa di oggi». Ma in questo modo Sepe peggiora la situazione, perchè nelle mail fa irruzione Felice Lima, sostituto procuratore generale a Messina: «Questi hanno una vaga idea di che c... scrivono? Qualcuno sa che mestiere fanno questi del coordinamento di Area? Lo chiedo solo per capire se ci sono o ci fanno». E ancora: «Lo hanno capito che la prof Salis faceva parte di un gruppi di persone che si era organizzato per pestare a sangue avversari politici?». Scandalizzarsi per carceri e catene ungheresi, dice Lima, significa non conoscere la realtà delle carceri italiane.

In difesa di Sepe e del comunicato scende in campo il giudice Rossella Annunziata, «bravo Lima, hai perso un'occasione per tacere ma non hai resistito». Risponde Lima: «Mi premeva evidenziare questa attitudine dei sedicenti progressisti che si tengono ben saldi i posti di prestigio nell'organigramma del potere a farsi servi della propaganda.. dottoressa continui pure a dedicarsi a queste belle rivoluzioni da salotto che fate». A seguire Anna Maria Gregori, giudice civile a Roma: «Anche io sono rimasta attonita, non una parola sui nostri detenuti (...) e poi la terribile pena proposta per avere fatto parte di una associazione eversiva con fini violenti, ma poverina». E Gennaro Varone, pm a Roma: «Condivido le osservazioni di Felice Lima, ma non i modi che potrebbero essere più pacati».

«Nessun imputato dovrebbe essere trattato in quel modo», scrive Vanore, invece l'indignazione parte solo quando c'è, come nel caso Salis, «un simbolo di propaganda che ci fa comodo esporre occasionalmente perchè siamo di parte». Le carceri italiane sono piene di innocenti, ricorda Varone. Ma per questi Area non si indigna

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