Se non è un elogio della Corea del Nord, poco ci manca. Matteo Salvini, insieme a una delegazione politico-imprenditoriale-sportiva italiana capeggiata dal senatore Antonio Razzi, si è recato nel paese di Kim Jong-un. E al suo ritorno ha espresso diversi apprezzamenti. "Mi interessava capire se c’è spazio per i nostri imprenditori", ha detto a La Stampa il segretario del Carroccio aggiungendo che di spazi ce ne sono eccome "nell’agricoltura, nell’edilizia, nella cantieristica, ovunque. I nordcoreani hanno bisogno di tutto".
Pur ammettendo le lacune in tema di diritti umani, Salvini ha spiegato: "La pena di morte c’è anche negli Usa, la libertà religiosa non c’è in Arabia, l’informazione libera in Cina, eccetera. I Paesi che devono fare passi avanti sono centinaia e non sono tutti sotto embargo come la Corea. Una misura assurda. Come quello contro Cuba, o la Russia". E poi ancora: "In Corea del Nord tutti i ragazzini fanno sport. E a me piacerebbe che anche a Milano i miei figli potessero giocare per strada. Non ci sono criminalità e prostituzione". Il gulag? "Anch’io avevo un giudizio negativo prima di andar là. Adesso lo è meno. È importante vedere di persona". E alla domanda se anche lui come Razzi pensa che la Corea del Nord sia come la Svizzera, il leghista risponde: "Per la pulizia, certamente: non c’è una cartaccia per terra. Ma io preferisco la libertà sempre e comunque".
A Salvini il viaggio è piaciuto così tanto da consigliarlo: "Ho fatto un’esperienza che consiglio a tutti i suoi lettori. Cinque giorni senza telefonino, senza Internet, senza Facebook, senza Twitter. In pratica, il paradiso".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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