Sangiorgi: "Gli immigrati nella mia villa? È solo becerume demagogico"

Il frontman dei Negramaro attacca Salvini: "Non accetto lo slogan 'prima gli italiani'". E accusa: "Aizzatati i peggiori istinti per raggranellare due voti"

Sangiorgi: "Gli immigrati nella mia villa? È solo becerume demagogico"

"Non me ne importa nulla di parlare male del governo". Non è la prima volta che Giuliano Sangiorgi attacca a testa bassa l'esecutivo e, in modo particolare Matteo Salvini. Anzi, sembra proprio che negli ultimi tempi non pensi a fare altro. E così l'intervista a Vanity Fair, in cui parla non solo del prossimo tour, al via il 14 febbraio da Rimini, ma anche del recupero fisico di Lele Spedicato, il chitarrista dei Negramaro, colpito lo scorso 17 settembre da una devastante emorragia cerebrale che lo ha mandato in coma, diventa l'occasione per etrare a gamba tesa nel dibattito sull'immigrazione e punzecchiare il leader leghista. A partire dallo slogan "Prima gli italiani". Che il frontman del gruppo non intende accettare.

"Quello che non accetto è che un Salvini dica agli artisti cosa debbano o non debbano dire. Sarebbe come suggerire a un fornaio di fare solo il pane o al cameriere di servire a tavola e tacere". Prendendo spunto dalle parole di Claudio Baglioni che, in occasione della conferenza stampa di presentazione della 69esima edizione del Festival di Sanremo, si era schierato contro Salvini per la gestione degli sbarchi, Sangiorgi torna ad attaccare l'esecutivo raccontando di "quando la nave Tirana (migliaia di albanesi in fuga dal proprio Paese, ndr) arrivò a Brindisi". "Io ero piccolissimo - rivela - mio padre non mi fece andare a scuola, ritirò il suo stipendio e si mise a preparare centinaia di piccoli pacchetti di cibo da portare sulla banchina del porto". "Dov'è finita l'Italia di mio padre? - si chiede ora - è morta con lui? Mi rifiuto di crederlo".

Sangiorgi è un fiume in piena. "'Stai nel tuo ghetto' è un discorso che non accetto, così come non accetto che si urli 'prima gli italiani'", attacca criticando apertamente lo slogan della Lega in campagna elettorale. "Non credo alla narrazione contemporanea - continua nell'intervista a vanity Fair - non credo che gli italiani, a partire da Salvini, farebbero morire in mare quaranta persone, non credo che ci si possa abituare a questa idea del cimitero liquido che stanno facendo passare per normale. Se gente senza bandiera ti chiede aiuto e sta affondando in mare tu, Stato, quell'aiuto glielo devi dare". Poi se la prende con chi gli rinfaccia "Ospitali nella tua villa se ti piacciono tanto". "Mi va il sangue alla testa.

Ma che discorso è? - tuona - io pago le tasse e a questo becerume demagogico non mi rassegno. Questa guerra del basso contro il basso, aizzata per accendere i peggiori istinti e raggranellare due voti, è miserabile. Siamo meno cinici di quel che ci piace sostenere".

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