Sbarra e Landini, quel solco tra "gemelli diversi"

Gigi è uomo di dialogo e fa di testa sua. Maurizio è l'ex tuta blu Fiom che crea rotture

Sbarra e Landini, quel solco tra "gemelli diversi"

Il precedente risale al 2014, quando Cgil e Uil scioperarono contro il Jobs act di Renzi e la Cisl, allora guidata da Annamaria Furlan, si chiamò fuori rompendo con Camusso e Barbagallo. A distanza di 7 anni la storia si ripete: per il 16 dicembre, infatti, Cgil e Uil hanno proclamato uno sciopero generale rompendo l'unità d'azione sindacale che si spacca quindi sulla manovra, considerata insoddisfacente dalle due organizzazioni, mentre la Cisl definisce la mobilitazione «senza ragion d'essere». «Con la nostra azione, abbiamo una legge di bilancio profondamente cambiata e migliorata», dice il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, eletto a marzo 2021, succedendo alla Furlan che lo volle già nel 2018 al suo fianco.

Calabrese di Pazzano, Gigi, come lo chiamano tutti, 61 anni, è dipendente dell'Anas. È l'uomo del dialogo, del buonsenso, della ragione e non quello del conflitto esasperato e del muro contro muro con il governo. Una vita trascorsa nel sindacato, dalle lotte dei braccianti calabresi contro il caporalato e l'illegalità, alle nuove riforme del lavoro e delle relazioni industriali. Oggi ha avuto il coraggio di andare contro i suoi omologhi di Cgil e Uil, abituato com'è a fare sempre di testa sua, che spesso coincide con la cosa giusta per i lavoratori. Una vita fatta di lavoro e sacrifici. Sbarra comincia a lavorare presto, mentre studia alle superiori, aiutando il padre nella piccola attività di commercio ambulante che sostiene la famiglia. Dopo la maturità di geometra incontra il sindacato, come operatore territoriale della Fisba, la federazione della Cisl che associava e organizzava i braccianti agricoli, florovivaisti e gli operai idraulico forestali.

E da lì non ha più lasciato il sindacato, il terzo dei suoi figli, nel quale ha ricoperto vari incarichi (segretario generale della Fisba di Locri, Cisl della provincia di Reggio Calabria e poi della regione, Fai-Cisl nazionale, la federazione che segue le politiche agricole, ambientali, dell'industria alimentare e della pesca) e combattuto varie battaglie come lo sfruttamento e l'intermediazione illecita in agricoltura e quella contro il caporalato che ha portato alla storica legge del 2016.

La sua figura si contrappone a quella di un altro uomo verace, pane al pane, ma più avvezzo alla contrapposizione serrata con le forze di governo fine a se stessa, che il più delle volte non porta a nulla e va solo a danneggiare i lavoratori: Maurizio Landini, 60 anni, eletto segretario generale della Cgil nel 2019. Il metalmeccanico emiliano, tanto fumo e niente arrosto, cresciuto sull'appennino reggiano, dopo le medie si iscrive a geometri, ma è costretto ad abbandonare la scuola dopo due anni per contribuire al sostentamento familiare, trovando lavoro in un'azienda metalmeccanica come saldatore.

Delegato sindacale della Fiom a metà degli anni Ottanta (di cui poi diviene segretario generale nel 2010 per 7 anni) si è da subito impegnato all'interno della sua organizzazione sindacale, iniziando così il percorso che lo avrebbe portato, 25 anni dopo, a raggiungerne il vertice.

Estrazioni simili, insomma, ma mentalità molto diverse. Per fortuna.

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