Ma le scartoffie di Calderoli sono l'unica cosa costituzionale

Detto che quella della Lega era ovviamente una provocazione, in questo pasticcio della riforma del Senato gli emendamenti erano l'unica cosa fedele alla Carta

Ma le scartoffie di Calderoli sono l'unica cosa costituzionale

Il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha ritenuto irricevibili i 72 milioni di emendamenti che la Lega stava per presentare sul testo della riforma del Senato stesso in discussione in queste ore. Ne restano sul tavolo quasi 400mila, sufficienti a ritardare pesantemente l'approvazione della legge che Renzi vorrebbe invece liquidata entro il 15 ottobre. Per aggirare anche questo ostacolo, la maggioranza si appresta a mettere in campo le contromosse per annullare l'effetto ritardo: dal «canguro» (raggruppare gli emendamenti per genere, se il primo viene bocciato tutti gli altri decadono), alla «ghigliottina» (passaggio diretto al voto finale della legge, in qualsiasi fase dell'esame dell'aula si trovi).

Detto che quella della Lega era ed è ovviamente una provocazione, in questo pasticcio della riforma del Senato quei 72 milioni di emendamenti erano e saranno per paradosso l'unica cosa in linea con lo spirito della Costituzione. La possibilità di modificare una proposta di legge senza vincoli di quantità è infatti un diritto costituzionale di deputati e senatori. Su questo, non ci sono dubbi. Non rispettano invece lo spirito della Carta i trucchi – tipo canguro e ghigliottina – che gli azzeccagarbugli al servizio della maggioranza di turno si sono inventati per mettere fuori gioco le opposizioni. Tradisce la Costituzione anche il metodo con cui Matteo Renzi ha messo insieme una maggioranza che garantisca l'approvazione: non una trattativa politica con i partiti di minoranza – come consiglia la Carta – ma l'acquisto di singoli senatori in cambio di vantaggi personali. E soprattutto – nel merito - ci sono molti dubbi sul fatto che sia costituzionalmente corretto che i futuri senatori non siano di fatto liberamente eletti dai cittadini.

Che il presidente Grasso neghi a Calderoli e alla Lega di fare opposizione nel rispetto delle regole è solo l'ultima delle forzature a cui la sinistra ci ha abituato da quando, grazie al blitz di Napolitano, nel 2011 tornò nella stanza dei bottoni. Dalla applicazione retroattiva della legge Severino per espellere Berlusconi dal Senato, è stato tutto un piegare la Carta alla volontà del Pd.

Se invece quella di Grasso va letta come una decisione di puro buon senso, beh, allora il presidente dovrebbe prendere atto anche che questa riforma non è fatta per salvare il Senato e il Paese, ma solo per salvare il governo Renzi. E comportarsi di conseguenza.

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