Scatta la rivolta dei Sì Pass, la maggioranza silenziosa ora vuole riprendersi le città

Il popolo non sono loro, nonostante nei cortei con gli slogan ripetuti alla noia sostengano il contrario

Scatta la rivolta dei Sì Pass, la maggioranza silenziosa ora vuole riprendersi le città

Il popolo non sono loro, nonostante nei cortei con gli slogan ripetuti alla noia sostengano il contrario. È un fatto di numeri, di proporzioni: due giorni fa i No Pass che hanno sfilato a Milano bloccando il centro fino a notte erano quattromila secondo la questura. Quindi non c'è bisogno di far troppi conti per capire che il popolo era da qualche altra parte. Sono sedici sabati che va così. Sedici weekend che le città vengono prese in ostaggio da cortei che bloccano un po' tutto, dal lavoro al traffico, alla libertà di farsi una passeggiata faticosamente riconquistata dopo quasi due anni di lockdown grazie anche alla campagna vaccinale, la stessa che i No Vax contestano, ma anche la stessa che permette loro di protestare in strada e non affacciandosi ai balconi. Ma dai commercianti, alla politica, ai tanti che in piazza non scendono perché da sempre nel nostro Paese la maggioranza è «silenziosa», ormai la misura è colma.

«Le manifestazioni No Pass a cui abbiamo assistito nelle ultime ore sono difficilmente comprensibili, per non dire al limite dell'ingiustificabile - ha spiegato il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, intervistato su Rai3 a Mezz'ora in più- Tutto quello che è stato fatto con la strategia legata a vaccini e green pass è cercare di offrire le migliori condizioni di protezione e per questo abbiamo la miglior condizione epidemica in Europa». Situazione che vede il nostro Paese «resistere» al cospetto di una quarta ondata che ormai sta facendo risalire contagi e ricoveri un po' ovunque e che in alcuni Stati ha già riportato misure restrittive alla mobilità e alla socialità. C'è quindi la paura, dopo sacrifici e rinunce, di ripiombare in un incubo e in un film già visto. Non solo. C'è la preoccupazione di chi lavora di tornare nuovamente al punto di partenza.

«Manifestare per le proprie idee è sacrosanto, ma va fatto nel perimetro della legalità e nel rispetto della libertà di tutti - ha puntualizzato ieri Carlo Sangalli, presidente Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, intervenendo alla cerimonia Impresa e lavoro - I cortei non autorizzati che si ripetono da 16 sabati consecutivi non rientrano in questo perimetro. Se dovessero continuare anche nel periodo natalizio il danno per le imprese, per i cittadini e per l'attrattività di Milano sarebbe inaccettabile». Ed è questo un sentimento comune. Che porta al rispetto di in un «patto» da parte di commercianti, ristoratori, imprenditori, operatori sanitari e più o meno da parte di tutti coloro che si sono «arresi» al green pass magari non tanto sulle evidenze scientifiche ma più sul calcolo razionale e di buonsenso, accettandolo come strumento necessario per riprendere una vita più o meno normale.

Libertà è scendere in piazza, protestare ma è anche il rispetto delle regole che, nell'emergenza della pandemia, sono diventate protocolli da condividere anche in disaccordo. Quattromila in piazza a Milano, ottomila a Trieste per denunciare la violenza dello Stato che, dietro il green pass nasconderebbe solo l'obbligo della vaccinazione ma che, piaccia o no, è una strategia per frenare un virus che in due anni ci ha cambiato l'esistenza. È il muro contro muro tra «lo Stato di violenza» e il diritto (o la speranza) alla salute e al lavoro che, sempre a Trieste, vede i promotori di una petizione raccogliere in pochi giorni 60mila firme contro i cortei che stanno spegnendo la città. Numeri.

Numeri e percentuali, che comunque qualcosa sempre valgono, qualcosa dicono e in questo caso che la maggior parte degli italiani sul vaccino ci ha scommesso. Se ne facciano una ragione i No Pass: il popolo non sono loro...

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