Stangata sui paperoni in Francia. Forse. Perché la nuova tassa su chi ha un patrimonio di più di un miliardo di euro è solo ai suoi primi passi ed è tutto da vedere che diventerà legge. Ma il primo mattoncino di questo provvedimento populista e di sinistra è stato posto: i deputati hanno votato a favore dell'emendamento alle legge di bilancio che prevede una extra-imposta del 2 per cento per ogni patrimonio superiore al miliardo per la parte eccedente i nove zeri e quindi non comporta il ripristino dell'imposta sul patrimonio (Isf) abolita nel 2017.
Si tratta di uno dei 3.500 emendamenti presentati dai deputati durante la maratona in corso in questi giorni all'Assemblée Nationale per l'esame del progetto di finanziaria per il 2025. Per diventare realtà dovrà superare l'esame di bilancio in Parlamento e soprattutto la prevedibile scia di polemiche che provocherà soprattutto per la sua consistente componente ideologica e di cui ci sono state già ieri le avvisaglie. «Si tratta semplicemente di una tassa che, secondo me, non esiste in nessun altro Paese», l'ha messa giù dura il ministro del Bilancio Laurent Saint-Martin, e sarebbe «il modo migliore per spaventare chi può investire». «Un argomento difficile da ascoltare per il 95 per cento dei nostri concittadini», ha ribattuto il presidente della commissione finanziaria Eric Coquerel, di Les Insoumis, secondo il quale «le persone di cui parliamo in venti anni hanno accumulato un trilione di asset in più».
Secondo la classifica di Forbes degli uomini più ricchi del mondo ci sarebbero ben 48 francesi con un patrimonio pari o superiore a un miliardo, con ben sei di essi inseriti tra i 100 più facoltosi del pianeta, primo tra tutti quel Bernard Arnault capofila della holding del lusso LVMH che con i suoi 172,8 miliardi di patrimonio contende il ruolo di Paperone ai colossi della soft economy Jeff Bezos, Elon Musk, Larry Allison e Mark Zuckerberg. Solo Arnault, patròn tra l'altro di Louis Vuitton, Tiffany, Bulgari e Veuve Clicquot, in caso di approvazione della legge sarebbe costretto a versare all'erario 3,4 miliardi e tutti gli altri miliardari francesi assieme tra i 6 e i 7.
Insomma, l'emendamento potrebbe valere 10 miliardi in tutto, una cifra che farebbe parecchio comodo all'amministrazione Macron, che deve vedersela con conti pubbli disastrati anche a causa della politica ditagli fiscali introdotta nel 2017. Il nuovo governo di Michel Barnier ha presentato un progetto di bilancio per il 2025 che prevede 60 miliardi di euro di risparmi. La sinistra del Nuovo Fronte Popolare ha anche proposto di creare una «tassa sulla ricchezza climatica» che tenga conto dell'impronta di carbonio del patrimonio. Secondo l'ambientalista Eva Sas, il ricavato sarebbe di 15 miliardi di euro, ma la proposta è stata respinta dalla coalizione governativa di destra e centro e dall'estrema destra del Rassemblement National.
Al contrario, un emendamento del RN volto a trasformare l'attuale imposta sul patrimonio immobiliare (Ifi) in un'imposta sulla ricchezza finanziaria (Iff), dalla quale sarebbe esclusa la residenza principale, è stato respinto dai sostenitori del governo e dalla sinistra.
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