
Elly Schlein boccia Ursula, Giuseppe Conte diserta la piazza per l'Europa. Insomma, i leader di Pd e M5s sono d'accordo sul no al piano di Ursula Von der Leyen per il riarmo dell'Europa ma in piazza si dividono ancora. Conte e Schlein dicono no alla proposta della presidente della Commissione Europea su 800 miliardi da spendere per armare il Vecchio Continente ma continuano a procedere per manifestazioni separate. Il primo dà appuntamento al 5 aprile a Roma per protestare contro quella che chiama «l'Europa del riarmo». La seconda, invece, sarà il 15 marzo, sempre nella Capitale, all'iniziativa per l'Europa promossa da Michele Serra. Una piazza, quest'ultima, che non vedrà la partecipazione di Conte. «Il 15 marzo per che cosa? Per l'Europa della von der Leyen? Bisogna prendere posizione su questo. Le nostre idee sono chiare, per un'Europa che investa a favore dei cittadini, un'Europa più verde e solidale, non l'Europa del riarmo, non l'Europa delle armi e questo va chiarito. È per questa ragione che non possiamo dire in questo momento piu' Europa se è quella della von der Leyen», dice il leader del M5s, premendo sull'acceleratore del no al piano.
Più sfumata, alle prese con un partito diviso tra pacifisti e Liberal atlantisti, è la posizione della segretaria del Pd. Sì alla piazza per l'Europa. No al piano di Von der Leyen. Schlein percorre un crinale stretto. «È in bilico come Meloni», le fa notare il leader di Azione Carlo Calenda. Eppure la segretaria, pur confermando l'adesione alla piazza di Michele Serra, si affretta a bocciare il piano europeo di riarmo. Un colpo al cerchio, uno alla botte. «Quella presentata oggi da Von Der Leyen non è la strada che serve all'Europa. All'Unione europea serve la difesa comune, non il riarmo nazionale. Sono due cose molto diverse», prova a tenersi in equilibrio Schlein. Che insiste: «Il piano Von Der Leyen, a partire dal titolo, punta sul riarmo e non emerge un indirizzo politico chiaro verso la difesa comune. Indica una serie di strumenti che agevolerebbero la spesa nazionale ma senza porre condizioni sui progetti comuni». Per Schlein quella di Von der Leyen «non è la strada giusta», perché «manca ancora la volontà politica dei governi di fare davvero una difesa comune e in questo piano della Commissione mancano gli investimenti europei finanziati dal debito comune, come durante la pandemia. Così rischia di diventare il mero riarmo nazionale di 27 paesi e noi non ci stiamo». I riformisti, per il momento, seguono la segretaria, anche se la sfumatura è diversa rispetto all'ala più pacifista del partito. «La difesa Ue è ineludibile ma la proposta della von der Leyen va modificata», spiega l'ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Schlein intanto cerca sponde nella sinistra europea e sente al telefono il premier spagnolo socialista Pedro Sanchez «per fare il punto sullo scenario internazionale».
Intanto Conte tira dritto sulla sua piazza. Quella del 5 aprile a Roma. Convocata contro il caro-bollette ma quasi contrapposta, dallo stesso ex premier, a quella del 15 marzo con i dem e Serra.
«È una furia bellicista che noi contrasteremo in ogni modo, il blu dell'Europa si tinge di verde militare. Il 5 aprile a Roma tutti insieme per manifestare a favore dei cittadini e non dei signori della guerra», incalza il presidente del M5s. Nonostante il no al piano Von der Leyen, l'opposizione è sempre a due piazze.
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