Senti chi parla. Elly Schlein dipinge il quadro di una maggioranza di governo in difficoltà «a causa delle sue divisioni». La segretaria dem cerca la pagliuzza nell'occhio del centrodestra e ignora la trave delle mille spaccature all'interno del Pd. Un partito da sempre diviso in correnti, che durante la gestione Schlein è diventato completamente balcanizzato. La leader progressista parla da Bologna, dove visita il museo di Ustica, in occasione del quarantatreesimo anniversario della strage. Schlein prova a incalzare l'esecutivo sulla ricostruzione post-alluvione in Emilia Romagna. «Non possono più aspettare le persone che hanno perso tutto, le famiglie che hanno subìto l'alluvione due volte, il 2 e il 17 maggio, bisogna fare in fretta, gli emiliano romagnoli non possono pagare le divisioni nella maggioranza di governo», attacca la segretaria. Schlein pressa sulla nomina del Commissario per la ricostruzione e tenta di mettere in fila le presunte divisioni nel governo. «Questi sono stati giorni molto difficili per il governo a causa delle sue divisioni. Abbiamo visto divisioni nel venire meno della maggioranza sulla votazione del Dl lavoro - spiega Schlein da Bologna - abbiamo visto divisioni anche su quello che è accaduto sul Mes: io non credo di aver mai visto le forze di maggioranza disertare una votazione e lasciare l'opposizione da sola votare sulla ratifica di un importante trattato internazionale su cui l'Italia si era già presa degli impegni».
Parole che suonano stonate, a guardare ciò che sta accadendo nel Pd. Frasi che arrivano a una settimana dall'ultima direzione dem. Con la segreteria che si è dovuta difendere dalle accuse di subalternità al M5s e di cerchiobottismo sulla guerra in Ucraina. Due giorni prima del confronto ad alta tensione con i riformisti del Pd, la leader aveva provocato un putiferio interno per avere preso parte alla manifestazione dei Cinque Stelle contro la precarietà. Una piazza da cui Beppe Grillo aveva invitato a indossare il «passamontagna» e formare le «brigate di cittadinanza» per difendere il sussidio grillino. Nella stessa giornata Giuseppe Conte e Moni Ovadia si erano scagliati contro gli aiuti militari a Kiev. Avvenimenti che hanno surriscaldato il dibattito interno. E la minoranza del Pd non esclude più nemmeno clamorosi scenari di scissione. Al Nazareno sono alle prese con le divisioni su una serie di questioni fondamentali. Dai temi etici alla giustizia. Sulla maternità surrogata, ad esempio, non si contano i malumori dei numerosi cattolici del Pd, disorientati dalle posizioni radicali di Schlein. Per quanto riguarda la riforma della giustizia, la segretaria deve fare i conti con i sindaci, favorevoli all'abrogazione del reato di abuso d'ufficio. Non a caso, il governatore della Puglia Michele Emiliano, in un'intervista al Quotidiano Nazionale, parla di «discussione aperta» nel Pd sulla riforma voluta dal centrodestra.
Ma Schlein è in difficoltà anche a causa delle spaccature nell'opposizione. Dem, M5s e Terzo Polo procedono in ordine sparso su tutte le questioni fondamentali. Dalla giustizia all'Ucraina, fino al lavoro e ai diritti civili. Come se non bastasse, a perturbare i progressisti ci sono le minacce del segretario della Cgil Maurizio Landini.
«La gente non ce la fa più, bisogna agire e ribellarsi, non escludo lo sciopero generale», sobilla Landini, ospite a Mezz'ora in Più su Rai3. Il numero uno della Cgil poi cerca di ridimensionare il suo ruolo politico: «Il mio compito non è unire la sinistra». Ma il Pd a trazione Landini è già realtà.
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