Sul conflitto israelo-palestinese Schlein padre non la vede come Schlein figlia Elena Ethel, cioè Elly, la segretaria del Pd. Alla soluzione dei «due popoli due Stati» crede poco, dice dalla sua casa di Agno, in Svizzera, in un'intervista al Corriere del Ticino: «Tutti ne parlano, anche Elly, ma io le ho detto: ci credo poco. Implicherebbe una strutturazione delle relazioni e un riconoscimento istituzionale che una parte della società araba non può accettare».
Di famiglia ebrea fuggita da Leopoli, quando la città ucraina era ancora nell'Impero austro-ungarico, Schlein premette di non essere «particolarmente osservante, non lo sono mai stato». 84 anni, politologo e accademico cresciuto nel New Jersey («eravamo poverissimi, altro che stereotipi», ricorda), dagli anni Ottanta è stato professore di Scienze politiche alla Franklin University a Lugano, dove sono cresciute le figlie Elly e la più grande Susanna, consigliera dell'ambasciata italiana ad Atene: l'anno scorso la sua auto è stata presa di mira da un attentato anarchico.
Il professor Schlein racconta gli insulti antisemiti da bambino: «Mi chiamavano sporco ebreo. Una volta mi riempirono di lividi. Come molti ebrei ho scoperto di esserlo in questo modo: io non lo sapevo, me lo hanno insegnato gli altri». Dopo la nascita dello Stato di Israele ha lavorato come volontario nel kibbutz di Nahal Oz, a pochi chilometri da Gaza, uno di quelli assaltati da Hamas il 7 ottobre. «La situazione al confine con la Striscia non è mai stata semplice - spiega -. Anche negli anni '60 dormivamo con il mitra sotto il letto».
Di fronte alle immagini dell'ultimo «orrore», ricorda che «non è la prima volta che assistiamo a un esacerbarsi del conflitto, spesso a seguito di fasi di distensione come quella inaugurata dagli accordi di Abramo, e devo dire che non sono molto ottimista sulle prospettive di risoluzione».
Si dice preoccupato per l'ondata antisemita che percorre l'Europa e gli Stati Uniti, dove è cresciuto: «Anche questa purtroppo non è una novità, ma la frequenza degli episodi e i numeri che arrivano a esempio dalla Francia fanno impressione. Io l'ho imparato sulla mia pelle, pur crescendo in una famiglia che non andava quasi mai in sinagoga. Per gli altri un ebreo è sempre un ebreo». Condivide la posizione del Pd sulla richiesta di una tregua umanitaria: «Elly l'ha invocata con forza. Non ci vuole un esperto per capire che una decina di comandanti di Hamas uccisi non valgono migliaia di vittime civili, il prezzo dell'operazione militare è sproporzionato e per Israele è un errore strategico». Difende la figlia da chi la accusa di un sostegno troppo tiepido a Israele: «Non è vero. C'è stata e c'è una ferma condanna ad Hamas».
Tuttavia, riconosce Schlein padre, «parte della sinistra purtroppo ha finito per unirsi alle file dell'antisemitismo storico, quello di destra che è sempre lì. È un male che ci portiamo dietro, sempre pronto a risvegliarsi e ora ha trovato nuova forza». Una certezza: «Il conflitto è destinato a durare molto a lungo».
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