Il celebre intellettuale anticonformista Pierluigi Battista promuove l'operato del premier dopo il viaggio in America ma parla di tutto, dalla crisi della sinistra allo scontro sull'egemonia culturale, dal pericolo della cancel culture al commosso ricordo del padre.
Come giudica l'operato del presidente Meloni?
«È diventata una protagonista della politica internazionale».
Elly Schlein sta cercando di fare del Pd un nuovo Pci?
«Sì, ma senza le masse. Lei sembra nuova ma in realtà usa le ricette più vecchie, rifare il Pci è esagerato però vuole ritornare a quella che era la vecchia sinistra».
Esiste quella vecchia sinistra?
«No, perché non c'è più la classe operaia. È cambiato il mondo e loro pensano di sostituire la lotta di classe con tematiche LGBTQ+, maternità surrogata etc».
Quale idea si è fatto del tanto dibattuto articolo di Alain Elkann?
«Se fossi direttore di Repubblica ne farei fare una serie. Non so se ci ha preso in giro ma c'è qualcosa che non mi torna. Questi lanzichenecchi che stanno in prima classe su Italo».
Citando un suo celebre libro esiste ancora un partito degli intellettuali?
«No. Ormai ci sono delle star che hanno un'influenza mediatica o politica».
E il monopolio culturale della sinistra?
«No, anzi c'è da dire una cosa interessante. Nella storia dell'egemonia culturale della sinistra i libri più venduti sono sempre stati di destra o considerati di destra: Montanelli, Guareschi, Pansa, Fallaci, Tomasi di Lampedusa che il Pci considerava un reazionario conservatore. La dimostrazione che anche allora tra popolo ed élite c'era una frattura».
L'attuale governo sta prestando molta attenzione al pensiero conservatore. C'è il tentativo di compiere una controrivoluzione culturale?
«È un aspetto di questo governo che a me piace poco. Non si fa cultura sostituendo o occupando posti ma rivendicandone un'idea libera dalle appartenenze».
La cancel culture sta mettendo a rischio la nostra libertà?
«Sì. È un grande pericolo perché prima della censura c'è l'autocensura. Anche io quando scrivo dico: Evitiamo alcune scocciature. Lasciamo perdere. Questo è un grande elemento di intimidazione, un rogo preventivo. La cancel culture vuole mettere sotto processo l'intera cultura occidentale».
Riscrivendo la storia.
«Peggio. La storia viene azzerata, schiacciata sul presente. Prendiamo l'esempio di Abramo Lincoln, il presidente americano che ha contribuito all'abolizione della schiavitù. Era un uomo della sua epoca e usava espressioni oggi desuete. Volevano abbattere la sua statua facendolo passare per razzista. Questa è la combinazione di intolleranza, fanatismo e stupidità».
Norberto Bobbio tra le sue tante lezioni sosteneva convintamente che non vi fosse politica senza cultura.
«Certo. Faccio un esempio: due storiche librerie che un tempo si trovavano vicino i palazzi di Camera e Senato non ci sono più. Vivevano di libri di storia politica, saggistica etc. Con Spadolini quando ci parlavi avevi come la sensazione di fare a gara a chi ne sapeva di più. Erano conversazioni scoppiettanti».
Suo padre dalla parte dei vinti (Rsi e poi Msi). Lei dei vincitori.
«Un rapporto conflittuale. Io avevo scatenato una sorta di guerra contro di lui, non ricambiata, e nella guerra uno bada alle divise dietro le quali però c'è la persona e lui era anche una gran bella persona. Detesto quelli che mettono insieme l'idea politica avversa e la qualità umana. Si può essere fascisti o comunisti ma persone serie».
Questo Paese è più liberale o conservatore?
«Conservatore e molto poco liberale».
Esiste una società perfetta?
«No e non deve esistere».
E il comunismo allora cosa è stato?
«Un incubo. L'idea di creare il paradiso in terra creando l'inferno».
L'Italia di domani come sarà?
«Non voglio passare per iper-pessimista ma vecchia, molto vecchia».
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