Sciopero flop per gli aumenti. Lezione civica dagli infermieri

Il ministero attacca i sindacati anche sull'adesione: solo il 4%. Gli operatori sanitari protestano lavorando

Sciopero flop per gli aumenti. Lezione civica dagli infermieri

Sciopero nonostante le critiche bipartisan, la promessa di aumenti in busta paga e l'incontro con il ministro già fissato per oggi. Ai dipendenti pubblici che ieri hanno incrociato le braccia è arrivata una lezione di civismo da altri dipendenti pubblici. Molti infermieri in tutta Italia hanno aderito allo sciopero ma senza mollare il presidio delle corsie ospedaliere, mai come ora di vitale importanza. Gli operatori sanitari, categoria che più di altre ha ragioni di agitazione per il super lavoro chiesto loro da mesi e per i rischi per la salute, hanno incollato sui propri camici un adesivo con lo slogan «non mi fermo ma protesto». E hanno continuato a lavorare.

I sindacati confederali non hanno sentito ragioni e hanno ingaggiato un duello verbale con il ministro Fabiana Dadone che ha aperto un tavolo di trattativa, ma non ha rinunciato a stigmatizzare lo sciopero in piena emergenza giudicato da molti alla stregua di una diserzione. Di sicuro non il modo giusto di scrollarsi di dosso l'immagine di categoria al riparo dai rischi economici in un'Italia che campa di magri ristori pubblici.

A Radio Anch'io, Fabiana Dadone ha lanciato un guanto di sfida ai sindacati che non poteva passare inosservato. Anticipando i temi del confronto di oggi, il ministro ha attaccato: «Se la discussione si riduce a soldi sì o soldi no, allora cala la maschera». Tre giorni fa del resto, il segretario della Cgil, commentando l'invito al tavolo della trattativa, aveva fatto capire chiaramente qual era la priorità: «Mi pare di capire che le risorse rimangono quelle». «Se la questione si riassumerà nel dare o no risorse - gli fa ecco il ministro -, allora la verità non è rinnovare la Pa e la necessità di un confronto, ma tutto si riduce ai soldi».

«In tutta la Pa ci sono 350mila precari, la ministra non si rende conto della gravità di quello che dice», attacca la segretaria generale della Cisl Anna Maria Furlan, ma poi si torna alla guerra delle cifre sui soldi in busta paga. Il ministro promette 107 euro, ma i sindacati si lamentano che sia una media del pollo che, tolte categorie ricche come i magistrati, lascia agli altri dipendenti pubblici solo 40 euro al mese di aumento. Senza pensare che oggi tanti in cassa integrazione campano con il 40% del salario. Nella legge di bilancio ci sono comunque 3,8 miliardi, uno in più del 2019.

Ma c'è chi vorrebbe altro: i sindacati di base chiedono la chiusura totale di tutti gli uffici e nella scuola rifiutano la dad in caso di allerta meteo, come se fosse strumento riservato all'emergenza covid. Che ne pensano i lavoratori? I sindacati parlano di «alta adesione con migliaia in piazza». Il ministero dà una prima stima di adesioni ufficiali: appena il 4 per cento.

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