È scontro a Otto e mezzo tra Giannini e Travaglio sul governo Draghi

Animata discussione tra Massimo Giannini e Marco Travaglio sul ruolo di Mario Draghi nelle riaperture: il direttore de Il Fatto dà il merito a Conte

È scontro a Otto e mezzo tra Giannini e Travaglio sul governo Draghi

Ancora una volta Otto e mezzo, il programma di approfondimento politico di Lilli Gruber, è stato il palcoscenico dello scontro sul governo. Stavolta i contendenti sono stati Marco Travaglio e Massimo Giannini. Il primo è il direttore de Il Fatto Quotidiano, il secondo dirige La Stampa e i loro punti di vista diametralmente opposti sono stati alla base di un'accesa discussione nel cui centro è stato messo l'operato di Mario Draghi, successore di Giuseppe Conte, fervidamente sostenuto da Marco Travaglio.

In particolare, a Otto e mezzo l'argomento principale del discorso erano le misure di contenimento del contagio da coronavirus o meglio, l'allentamento delle stesse per permette al Paese di ripartire, stavolta (si spera) definitivamente dopo lo stop di 14 mesi per molte attività. Mario Draghi è arrivato a Palazzo Chigi lo scorso febbraio e secondo Marco Travaglio in questi oltre tre mesi di operato non avrebbe avuto alcun merito per il miglioramento delle condizioni epidemiologiche del Paese. Ma dal suo arrivo, Mario Draghi ha allontanato alcune delle figure chiave della gestione di Giuseppe Conte (Domenico Arcuri su tutti) per dare un'accelerata decisa alla campagna vaccinale e gestire con maggiore efficacia le risorse per il contenimento dell'epidemia.

Tutto questo, però, dal punto di vista di Marco Travaglio non è accaduto, tanto che il direttore de Il Fatto Quotidiano ha continuato a difendere strenuamente Giuseppe Conte e i suoi sodali alla corte di Lilli Gruber: "Il merito è di tutti noi che abbiamo rispettato le regole, merito delle regole che erano state fissare dal governo precedente, che molto opportunamente questo governo ha confermato. Merito della prudenza di quelli che venivano descritti come dei sadici. Il merito di Draghi è quello di aver proseguito il lavoro del governo precedente. Sui vaccini c'è stata una battuta d'arresto con il cambio di commissario. A gennaio facevamo più vaccini in assoluto e anche in proporzione rispetto alla Germania, alla Francia e alla Spagna. Adesso ci hanno superato tutti e tre". Per Marco Travaglio la presenza di Mario Draghi non è un plus per l'Italia, tanto che ora invoca le elezioni: "Sarebbe ora di tornare alle urne, magari tra due mesi, perché ora bisogna pensare al dopo pandemia".

Impossibile per Massimo Giannini tacere davanti alle parole di Marco Travaglio e così il direttore de La Stampa è intervenuto a gamba tesa: "Stiamo combattendo la coda di una battaglia che richiede ancora tutta l'attenzione la responsabilità. Da una parte abbiamo le variante che in ogni occasione possono scapparci di mano, dall'altro abbiamo quello che ha caratterizzato la prima fase della campagna vaccinale e che rende l'azione del governo Draghi diversa dal governo Conte, per la banale ragione che a un certo punto le forniture sono saltate.

È esploso il caso Astrazeneca e questo ha di molto rallentato la produzione e distribuzione. Un salto di qualità c'è stato obiettivamente, Draghi guida l'Europa insiene alla Von derl Leyen, è un dato di fatto".

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